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"Non Performing House"

La nuova repressione finanziaria, dietro il risparmio energetico

Si legge di una direttiva della Unione europea, in fase di avanzata elaborazione, volta ad accelerare la riduzione dei consumi energetici negli immobili, imponendo una serie di vincoli alla loro circolazione: a partire da una certa data, ci sarebbe il divieto di venderli o di affittarli se non hanno almeno una determinata classe energetica.


La misura entrerebbe in vigore dal 2030 per gli immobili di classe energetica G e poi dal 2033 per gli immobili di classe E: pertanto, a partire dal 2030 sarebbe indispensabile avere la certificazione energetica di classe F e dal 2033 la certificazione di classe D. In caso contrario, la casa non avrebbe valore economico, ma solo un valore d'uso da parte del proprietario.

Siamo di fronte ad una stretta formidabile che ha come obiettivo la riduzione dei consumi energetici ma come strumento la repressione finanziaria.

C'è da chiedersi il perché di tanta determinazione: c'è di mezzo la equalizzazione del valore degli asset, che sta vedendo schizzare verso l'alto quello degli immobili mentre i titoli di debito non solo hanno da anni rendimenti nominali negativi, ma che in questo periodo di forte inflazione perdono valore anche in linea capitale.

Basta vedere quello che accade in Germania: mentre i Bund hanno rendimenti negativi su tutte le scadenze, e quindi rappresentano un investimento che comporta una perdita secca, i prezzi degli immobili ad uso residenziale stanno salendo alle stelle. Le statistiche internazionali raccolte dalla BRI forniscono andamenti impressionanti: il valore medio di un appartamento, fatto pari a 100 nel 2010, a giugno di quest'anno era arrivato a quota 177,6. Per talune categorie, sempre in Germania il livello è arrivato a 183,3.
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