I prezzi dell'energia sono fuori controllo, dalla benzina all'energia elettrica, al gas. Ma non è solo una questione di strozzature nella produzione, non si tratta solo di una ripresa imprevista della domanda globale che determina questa situazione: ci sono in ballo equilibri geopolitici consolidati che verranno schiantati con la decarbonizzazione della produzione energetica.
Ce lo ripetono tutti i giorni: se vogliamo fermare l'aumento della temperatura terrestre e gli sconvolgimenti climatici che ne derivano, dalla desertificazione di ampie aree del pianeta allo scioglimento dei ghiacci polari che faranno alzare il livello degli oceani sommergendo tante città costiere, la strada è una sola:
bloccare le emissioni di CO2 nell'atmosfera. E questo obiettivo si può raggiungere solo rinunciando ad utilizzare le fonti energetiche fossili, dal carbone al petrolio al gas.
Si devono usare fonti rinnovabili, come l'energia solare, quella eolica o il moto delle maree.
Anche sul nucleare ci sono forti dubbi: le loro scorie sono pericolose dal punto di vista ambientale.In pratica, tanti Paesi Produttori che incassano ricchi proventi dall'estero con la vendita di
carbone, come l'Australia o l'Indonesia, di
petrolio come l'Arabia saudita o la Libia, o di
gas come la Russia o il Qatar, vedranno azzerate queste entrate. Torneranno, o forse è meglio dire "tornerebbero", solo inutili scatoloni di sabbia o lande desolate.
Il sacrificio economico dei Paesi produttori serve dunque per salvare il Pianeta, per garantire un Futuro all'Umanità.
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