Allora, in un contesto keynesiano, il quadrilatero d'oro della politica economica imponeva di massimizzare la crescita economica e l'occupazione, tenendo l'inflazione al livello più basso possibile per non compromettere l'equilibrio della bilancia commerciale. Perché, altrimenti, si alimentava sul versante estero la spirale svalutazione inflazione.
Nel
1980, la decisione americana di aumentare i tassi di interesse reali a livello inusitato, aveva come obiettivo dichiarato la
lotta alla stagflazione: l'economia stagnava in termini reali, mentre a crescere erano solo i prezzi. Neppure dieci anni prima, nel '71, gli Usa avevano sganciato il dollaro dall'oro, per sottrarsi alla speculazione sulla sua valuta: si sapeva che ce n'era ben poco di oro nelle riserve di Fort Knox. Ed il generale de Gaulle non andò per il sottile, quando mandò a New York le navi della Marina da guerra a prendersi l'oro francese, frutto dell'avanzo commerciale con gli Usa: non gli garbava quel deposito fiduciario presso la Fed. Prima o poi, come infatti accadde, la regolazione degli sbilanci con gli Usa non sarebbe più avvenuta accreditando oro, ma allargando le braccia: se volete dollari, ve li stampiamo subito.
L'inflazione americana in tutti gli anni Settanta dipese dalla svalutazione del dollaro e dalla imposizione di dazi del 10% sulle importazioni: era ovvio che i prezzi all'importazione salissero e di conseguenza quelli interni. Il fatto è che il costo di produzione americano era più alto dei concorrenti, nonostante il rincaro della svalutazione e dei dazi. Più denaro si metteva nel sistema, e più aumentavano i prezzi ma non la produzione interna.
Da allora il mondo è cambiato: non è più la domanda, i salari più alti o la maggiore spesa pubblica finanziata in disavanzo che alimentano la crescita, ma l'offerta. Mentre prima si diceva che ogni domanda crea automaticamente l'offerta corrispondente, il paradigma si rovesciò:
è la offerta di beni e servizi che crea la domanda. Inutile aumentare i salari o la spesa pubblica, che fanno solo aumentare l'inflazione.
Come se non bastasse, ci si mise anche la
curva di Phillips, la teoria secondo cui l'inflazione cresce a mano a mano che ci si avvicina al pieno impiego. Con un alto livello di disoccupazione non c'è pressione salariale: i lavoratori sanno che la parte datoriale ha a disposizione un grande esercito di riserva. Se si scioperasse per avere più alti salari, si verrebbe licenziati.
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