La vera sorpresa non sta tanto nell'annuncio della a
vvenuta registrazione in Russia del primo brevetto al mondo contro il Covid-19, quanto nel fatto che Putin ha comunicato di averlo già fatto somministrare alla propria figlia che, dopo una febbriciattola di qualche giorno, ha reagito positivamente alla inoculazione.
Aver messo di mezzo la figlia significa che Putin non solo ha voluto comunicare ufficialmente un evento burocratico, la registrazione del primo vaccino, che già di per sé ha un impatto mediatico enorme, ma soprattutto che ne ha sperimentato direttamente tutto l'impatto emotivo che l'uso del nuovo vaccino comporta.
E' stata una
prova di fiducia, non una sfida, quella di Putin. Diversamente dalla tragedia greca in cui Re Menelao offre in sacrificio agli Dei la vita della amatissima figlia Efigenia per ingraziarsene il favore, e poter muovere finalmente la flotta verso Troia, qui siamo di fronte alla ragione moderna che si pone di fronte alla scienza: la figlia di Putin è la prova che viene offerta a tutti i cittadini, russi e non. Testimonia la fiducia da riporre nel vaccino: anche in questo caso c'è un conflitto in corso, ma la posta in palio è la vita umana e la sconfitta del virus.
Solo l'
OMS, al momento, si è pronunciato sull'annuncio, formulando una riserva rituale: "... non bisogna accelerare troppo..."
Il problema, a questo punto, è la risposta Occidentale: si chiederanno dati, elementi probanti di giudizio, ma di certo non si potrà accettare facilmente questo smacco.
E' inaccettabile che la Russia sia arrivata per prima.
"