Sono in tanti a voler fare credere che nel Consiglio Europeo del 18-19 febbraio scorso si sia consumata una rottura tra la Gran Bretagna e la Ue, e soprattutto che sia stata determinata da una impuntatura del Premier David Cameron: la verità è che, in questi anni, l'asse franco-tedesco ha imposto ai membri dell'Unione una serie impressionante di riforme che sono state adottate senza modificare i Trattati all'unanimità, come è la regola, ma facendo approvare ai Parlamenti nazionali due Trattati paralleli, quello istitutivo del Fiscal Compact sul vincolo al pareggio e quello istitutivo dell'ESM sul Fondo Salvastati.
E' stata una palese forzatura del Trattato di Lisbona anche la Banking Union, visto che si stabiliscono esattamente quali sono le competenze della Bce: ed invece le si è attribuita la vigilanza unica sulle banche sistemiche, sono state stabilite regole comuni per le risoluzioni bancarie e per la garanzia dei depositi. In prospettiva, si sta predisponendo una Capital Market Union: tutte questioni che avrebbero richiesto una modifica dei Trattati. Una forzatura dopo l'altra, a Bruxelles hanno creduto che, alla fine, la Gran Bretagna si sarebbe arresa: è stato questo l'errore imperdonabile. E' stata l'Unione Europea ad essersi sganciata dalle sue stesse regole e quindi dalla Gran Bretagna, e non viceversa.
D'altra parte, la teorizzazione di una Unione a cerchi concentrici, con il nocciolo duro rappresentato dall'asse franco-tedesco, è servita solo a tenere in piedi l'euro, una moneta che tende continuamente all'implosione per via della disomogeneità finanziaria, economica e sociale, dei Paesi che vi aderiscono e per la mancanza di meccanismi di riequilibrio: ognuno ha i suoi sistemi impositivi, il suo bilancio, il suo welfare.
Non c'è rimedio comune alla disoccupazione, se non con la emigrazione: e se in tanti vogliono andare in Gran Bretagna, è perché ha il welfare più generoso. Si va in cerca di un sistema di assistenza piuttosto che di un lavoro: questo, per gli inglesi che pagano le tasse, è inaccettabile.
La Gran Bretagna ha vinto su tutta la linea: se il referendum del 23 giugno dovesse confermare la volontà dei cittadini inglesi di voler mantenere la adesione alla Unione europea, sono stati già approvati dal Consiglio europeo del 18-19 febbraio ben sette documenti che dovranno essere subito firmati dal Presidente di questo consesso: garantiscono in tutto e per tutto ciò che la Gran Bretagna ha negoziato in questi mesi.
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