(Teleborsa) -
A fine 2000 si contavano
363.499 Istituzioni non-profit attive in Italia, che impiegavano complessivamente
870.183 dipendenti. E' quanto emerge dal Censimento dell'Istat, realizzato nel corso del 2022, su un campione di 110mila Istituzioni. Tra il 2019 e il 2020 si è registrata una
crescita modesta dello 0,2%, meno di quanto rilevato tra il 2018 e il 2019 (+0,9%),
forse anche per effetto della pandemia scoppiata proprio nel 2020. L’incremento dei dipendenti invece si è mantenuto intorno all’1% in entrambi gli anni.
Nel 2020, le istituzioni sono
cresciute di più al Sud (1,7%) e nelle Isole (+0,6%), risultando stabili al Centro e nel Nord-ovest, in diminuzione al Nord-est (-0,5%). I dipendenti impiegati sono aumentati di più nelle Isole (+5,1%), al Centro (+2,7%) e al Sud (+2,1%), diversamente dal Nord-ovest che presenta una variazione negativa (-1,0%).
Sebbene a partire dal 2018 siano cresciute di più nel Mezzogiorno, le Istituzioni non-profit presentano una
distribuzione territoriale piuttosto concentrata: oltre il 50% è attivo al Nord, il 22,2% al Centro, il 18,2% e il 9,4% rispettivamente al Sud e nelle Isole. In riferimento ai dipendenti la concentrazione territoriale è anche più evidente: per il 57,2% sono impiegati nelle regioni del Nord contro il 20,0% del Mezzogiorno.
La
forma giuridica che raccoglie la quota maggiore di istituzioni
resta l’associazione (85,2%), seguita da cooperative sociali (4,1%) e fondazioni (2,3%).
Il settore dello sport raccoglie il 32,9% delle non-profit, seguito da attività culturali e artistiche (15,9%), attività ricreative e di socializzazione (14,3%), assistenza sociale e protezione civile (9,9%).
In aggiunta agli 870mila dipendenti,
il settore sopravvive grazie agli oltre 4 milioni di volontari - per l'esattezza 4,6 milioni - in calo rispetto agli ultimi dati disponibili riferiti al 2015 (-15,7%). I volontari svolgono attività che incidono fortemente sullo sviluppo economico e sociale del paese, sulla qualità della vita, sulle relazioni sociali e il benessere dei cittadini e si sono rivelati una risorsa importantissima durante la pandemia contro le vulnerabilità ed i disagi sorti in seguito all’emergenza sanitaria.
Nell’ambito dell’indagine è emerso che
l’86,5% delle non-profit attive nel 2021 era
impegnato in attività rivolte alla collettività, mentre
il 13,5% orienta la propria attività ed eroga servizi a categorie di
persone con specifici disagi. In particolare, tra le istituzioni dedite al disagio, il 7,4% orienta le proprie attività sia a persone con specifici disagi sia ad altri, il 3,7% orienta le proprie attività in misura prevalente a persone con specifici disagi mentre il 2,4% lo fa in maniera esclusiva.
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