(Teleborsa) -
Credit Suisse afferma che la richiesta di
distruggere documenti riguardanti transazioni con oligarchi russi non riguarda il conflitto in Ucraina e le conseguenti sanzioni imposte dall'Occidente (Svizzera compresa). Il Financial Times aveva scritto di una lettera che "chiede agli investitori di distruggere documenti legati a prestiti di yacht di oligarchi e magnati". Il gruppo bancario svizzero ha sottolineato che questa lettera si riferisce a una
transazione di trasferimento di rischio sintetico del novembre 2021, in cui le parti impegnate hanno firmato un accordo di non divulgazione.
"Il diritto di Credit Suisse di chiedere agli investitori "non partecipanti" di distruggere i documenti relativi a questa transazione era, come è prassi di mercato, stipulato nell'ambito del Non-Disclosure Agreement (accordo di non divulgazione) - spiega una nota - I documenti condivisi con gli investitori
non contenevano nomi di clienti nè/o identificatori di asset per la natura di blind pool della transazione. Contenevano statistiche di portafoglio e modellazioni di performance, modellizzazione relativa alle posizioni di bilancio sottostanti. Nessun dato, relativo ai clienti o altro, è stato cancellato all'interno di Credit Suisse e, per chiarezza, questo
non è in alcun modo legato alla recente implementazione di ulteriori sanzioni - con le quali siamo pienamente conformi".
"La transazione e la richiesta agli investitori non partecipanti di distruggere i dati riservati non hanno alcuna relazione con il conflitto in corso nell'Europa dell'Est - viene ripetuto -
Nessun dato dei clienti è stato reso disponibile agli investitori. Nessun dato dei clienti è stato cancellato all'interno del Credit Suisse." Nei giorni scorsi il parlamentare ginevrino Carlo Sommaruga aveva sollecitato il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) ad aprire un'indagine sulla condotta del Credit Suisse in relazione alle sanzioni contro gli oligarchi russi.