(Teleborsa) - La semina di granoturco è un incubo per gli agricoltori italiani che, nel 2023, hanno perso in media dai 600 ai 700 euro per ettaro coltivato. A denunciare la drammatica situazione è
Marco Paccagnella, presidente di Federcontribuenti, che punta il dito contro un sistema iniquo che penalizza il Made in Italy. "Prima ci hanno terrorizzato con la mancanza di grano dall'Ucraina, salvo scoprire che lo acquistiamo tranquillamente dal Canada, muffe comprese – tuona Paccagnella –. Poi, sempre a causa della guerra, il costo degli oli di semi è triplicato".
Nel frattempo, "offre una miseria per mantenere i terreni agricoli non coltivati, mentre per quelli coltivati ci mettono pannelli fotovoltaici a perdita d'occhio – denuncia il
presidente di Federcontribuenti –. L'Italia vanta le maggiori eccellenze agricole, con prodotti sicuri, ben controllati e spesso biologici. Eppure, i mercati internazionali e l'UE ci costringono a comprare prodotti di dubbia provenienza e qualità. Come è possibile che lo stesso prodotto, acquistato dall'altra parte del mondo, costi meno della nostra produzione nazionale? E soprattutto, è mai possibile che si debbano penalizzare i nostri agricoltori in questo modo? Dobbiamo difendere la nostra agricoltura e creare la nostra indipendenza alimentare", è l'appello di Paccagnella.
"Diversamente, il rischio – avverte il presidente di Federcontribuenti – è che tra qualche anno avremo sì molta energia elettrica sostenibile, ma saremo alla fame". La
drammatica situazione del settore agricolo italiano non può essere ignorata. Se non si interviene tempestivamente, ''il rischio di una dipendenza alimentare dalle importazioni e di un futuro senza agricoltura italiana diventa concreto perché – conclude
Paccagnella – bisogna valorizzare e tutelare il nostro patrimonio agricolo non solo per la sua valenza economica, ma anche per la sua importanza strategica per la sicurezza alimentare del Paese''.
(Foto: Joao Marcelo on Unsplash)