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Stipendi più bassi, nel 2024 sono cresciuti solo del 3,8%. E nel 2025 andrà anche peggio

Economia
Stipendi più bassi, nel 2024 sono cresciuti solo del 3,8%. E nel 2025 andrà anche peggio
(Teleborsa) - In Italia le aziende hanno destinato quest’anno un budget totale per la revisione dei salari del 3,8% (di poco inferiore al 4% previsto per il 2023), con una percentuale di lavoratori che hanno beneficiato di aumenti legati alle performance (aumenti di merito) stabile intorno al 50%. Lo evidenzia lo studio di Mercer, fatto su 700 aziende, che registra una flessione rispetto al 2023 nonostante l’aumento di flexible benefit e formazione nel pacchetto retributivo

Il prossimo anno andrà anche peggio. Analizzando le previsioni fornite dalle aziende per il 2025, la survey mette in luce che i salari medi sono destinati ad una crescita inferiore rispetto a quella riscontrata nel 2024: l’aumento medio stimato nel 2025 è infatti pari al 3,5%.

Tuttavia, evidenzia il report, i valori di budget previsti per l’anno prossimo restano più alti di quelli registrati negli anni antecedenti al 2023, in quanto, accanto alla performance e al posizionamento di mercato, l’inflazione è diventato il terzo parametro utilizzato dalle aziende in Italia per indirizzare le scelte di politica retributiva.

Marco Morelli, Amministratore Delegato di Mercer Italia, ha commentato: “Se da un lato la perdita di potere d’acquisto degli stipendi degli ultimi anni sta rendendo le politiche meritocratiche meno selettive - ampliando la platea dei destinatari di incrementi retributivi - dall’altro la dinamicità del mercato del lavoro e le difficoltà nell’attrarre e trattenere le persone induce le aziende ad un ripensamento delle policy di Reward. L’ottica è di una maggiore personalizzazione e flessibilità, con una particolare attenzione anche al tema dell’equità, in vista anche della Direttiva Europea su Pay equity e Transparency”.

In un contesto del mercato del lavoro estremamente competitivo, il variabile di breve continua ad essere una componente utilizzata dalle aziende per attrarre e trattenere anche ruoli professionals, mentre si conferma il trend di crescita del numero di aziende (+ 22% rispetto al 2021) che introduce un sistema di long term incentive per remunerare i ruoli chiave per il business.

Cresce la diffusione di strategie di remunerazione che prevedono sistemi di flexible benefit (+17% rispetto al 2023) e modalità di lavoro più flessibile in termini di orario e luogo di lavoro, nell’ottica di sviluppare un’offerta di Total Reward sempre più personalizzata e rispondente alle esigenze delle persone.

“In un momento di forte trasformazione per il lavoro, dove le competenze stanno diventando la principale moneta di scambio, le organizzazioni stanno riconoscendo l'importanza della formazione continua e dello sviluppo professionale come parte integrante delle politiche retributive e come step alla base della costruzione di modello pay for skill”, ha spiegato Morelli. “Quasi il 50% delle aziende rispondenti, infatti, offre programmi di formazione e sviluppo, sostenendo la totalità del costo della formazione, spesso senza obbligo di permanenza per i dipendenti all’interno dell’organizzazione”.
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