(Teleborsa) - "
Il futuro dell'energia dipende dalla domanda, perché dobbiamo pensare al presente e anche al futuro,
e poi da un'offerta che deve essere diversificata, che deve coprire la domanda, ma anche pensare a una necessaria trasformazione, di un'energia che abbia la minore emissione possibile. Questo è quello che si sta facendo in tutto il mondo". Questo il punto di vista espresso da
Claudio Descalzi, Amministratore delegato di
Eni, che ha preso parte alla tavola rotonda sull’energia durante
"La Ripartenza" di Nicola Porro.
"I tempi nel mondo dell'energia sono lunghi, perché sono legati a
grossi investimenti e grandi tempi autorizzativi, - ha sottolineato Descalzi - soprattutto quando si parla di una nuova offerta, di nuove tecnologie. Parliamo ad esempio dell'
idrogeno verde, dei
biocarburanti, degli
e-fuel: tutto quello che è nuovo
deve essere normato, soprattutto in Europa, e questo porta via molto tempo, ma soprattutto gli
investimenti devono avere dei ritorni, perché non possiamo vivere di incentivi, soprattutto in un continente come quello europeo che ha margini fiscali praticamente nulli, il debito supera in quasi tutti i paesi europei il PIL di ogni Paese".
Quindi chiaramente
l'energia è complessa, ha bisogno di investimenti, ha bisogno di un futuro dove la
parola d'ordine è "tecnologia", innovazione e diversificazione, pensando sempre al presente, perché se non si pensa al presente, ma si pensa di lavorare solo per il futuro, si creano disoccupazione e povertà".
Sulla
situazione internazionale e la complessità geopolitica, Descalzi ha commentato: "
la Cina è forte, gli Stati Uniti sono forti, l'Europa è debole, ma è anche chiaro che non possiamo vivere di timori, non possiamo pensare sempre di aver paura della Cina, dell'America, di chiunque. Dovremmo essere molto
più focalizzati su noi stessi, dovremmo essere capaci di aprire nuove strade. Questa
non è una cosa semplice perché essere un solo Paese implica una omogeneità di pensiero, una capacità di lavorare insieme. E siccome
l'Europa è un continente, non un solo paese, come possono essere la Cina, gli Stati Uniti, la Russia, con una sola cultura, una sola lingua e soprattutto una catena di comando univoca, tutto questo rende le cose molto più difficili. Quindi in queste condizioni ci sono delle perdite di carico, delle
riduzioni di efficienza che non ci fanno certo stare bene rispetto ai competitor, anche perché nel mondo energetico si vive di competizione. E dal mondo energetico derivano poi le infrastrutture, la sanità, l'alimentazione. Tutto è derivato dall'energia".
"L'Europa ha ridotto il suo settore secondario, mentre il
terziario è molto evoluto, quindi la parte commerciale, ma con una globalizzazione frammentata è chiaro che chi è
molto esposto sul terziario e
deve comprare da tutti, questo è quello che sta vivendo l'Europa, quindi più che avere paura degli altri bisogna avere
paura dei propri errori o delle proprie
scelte non fatte".