(Teleborsa) -
Un cambio di paradigma energetico e misure strutturali per fronteggiare
l'impatto economico del conflitto Russia-Ucraina ed accompagnare la futura crescita. Questi sono solo alcuni dei punti toccati all'evento "Gli scenari energetici fra PNRR e conflitto", promosso a Roma dal
Centro studi Americani.
"Si assiste ad una fase di
profondi cambiamenti che incidono anche sul nostro stile di vita. E' fondamentale quindi cogliere le
opportunità che favoriscono lo
sviluppo e la
modernizzazione del Paese", ha sottolineato
Federico Riggio, vice Presidente Middle East di
Fincantieri e moderatore dell'evento, al quale hanno partecipato fra gli altri
Nicola Lanzetta di
Enel,
Lapo Pistelli di
Eni,
Filippo Stefanelli di
ACEA e
Aurelio Regina di Confindustria.
"Sintetizzando lo
scenario nel quale ci stiamo muovendo - ha spiegato Regina - possiamo identificare
tre pilastri: il primo più emergenziale è legato al
costo dell'energia ed alla curva di aumento dei prezzi che è evidente dal maggio 2021; il secondo è figlio del conflitto russo-ucraino e riguarda la
sicurezza degli approvvigionamenti e la diversificazione delle fonti: il terzo che in questa fase storica mettiamo di lato è quello relativo alla
transizione energetica".
Lapo Pistelli di Eni ha voluto ricordare che "l'Italia che stava messa meglio dell'Europa e, pur avendo un mix energetico limitato per il no espresso al carbone e per ben due volte al nucleare, vantava cinque canali d'ingresso delle importazioni (sistema del Mare del Nord, sistema russo, Caucaso, e due rotte dall'Algeria e dalla Libia), un buon sistema di stoccaggio che assieme alla Germania raggiungeva il 50% dell'intero stoccaggio europeo, più uno sviluppo importante delle rinnovabili". "L'interruzione che stiamo sperimentando è di paradigma", ha affermato l'esperto, ricordando che con la guerra abbiamo dovuto abbandonare un fornitore affidabile da cinquant'anni anche durante il periodo della guerra fredda.
"Il costo della tecnologia rinnovabile è diminuito dell'80% e la capacità è aumentata, a livello di pannello e di pala eolica, del 25-40%. Prima fra le grandi aziende c'era soltanto un matto, Enel, che affermava che le rinnovabili erano il futuro ed era disposta a spendere in tutto il mondo. E, infine, per trovare un esperto di energia rinnovabile ci voleva il lanternino, mentre oggi ci sono scuole e specializzazioni", ha spiegato Nicola Lanzetta di Enel, aggiungendo "il dramma è che la realizzazione delle opere viene a dipendere da due fattori: l'eccessiva burocratizzazione e l'effetto Nimby. In Italia non fai l'eolico a 10 chilometri nel mare perché protestano le comunità locali".