(Teleborsa) -
Niente più rinvii, ma soluzioni concrete, che consentano di
salvare Acciaierie d'Italia, la società nata sulle ceneri dell'ex Ilva, partecipata da Governo, Invitalia e dalla multinazionale ArcelorMittal. Una richiesta che arriva dopo
l'ennesimo nulla di fatto del CdA, tenutosi questa mattina, ed in vista dell'
incontro di domani fra Governo e parti sociali.
Un incontro atteso da dieci giorni, che
precederà la riunione dei vertici dell'acciaieria
a inizio gennaio, per discutere dell'
aumento di capitale e dell'
acquisto degli impianti, su cui gli azionisti di riferimento non hanno ancora trovato la quadra, in vista anche delle sempre più pressanti scadenze per il
pagamento delle forniture. Una situazione che vede l'esecutivo in posizione laterale, da un lato a garantire la continuità aziendale, dall'altra a tentare di mediate con Arcelor Mittal.
"Pensiamo che sia il momento delle scelte e non dei rinvii, perché non c'è più tempo", affermano il segretario generale della
Fim Cisl Roberto Benaglia ed il segretario nazionale
Valerio D'Alò, auspicando un incontro "concreto" con l'esecutivo, volto a "programmare scelte che permettano, al di là del confronto con i Mittal, di salvare l'azienda e di evitare un bagno di sangue industriale e occupazionale". "Pensiamo che questa situazione di stallo - affermano - continui ad essere fortemente pericolosa per il futuro dell'azienda, dell'occupazione e della produzione del più grande polo siderurgico europeo".
Per il segretario generale della
Uilm,
Rocco Palombella, l'esito del CdA odierno "è l'ennesima dimostrazione, se mai ce ne fosse ancora bisogno, di come la trattativa dell'ex Ilva sia completamente in mano ad ArcelorMittal", che "continua a tenerci inchiodati a questa situazione drammatica che va avanti dall'estate e che non può portare a nulla di buono". "Ogni giorno che passa va sempre peggio visto che si avvicinano delle scadenze - ricorda il sindacalista - come quella del 10 gennaio per la fornitura del gas, e il pagamento delle ditte dell'appalto".
"Il Governo nazionale non può essere ostaggio di una multinazionale. Il Consiglio dei Ministri, riunito in queste ore, decida per la salita nel capitale pubblico", denuncia
Loris Scarpa, coordinatore nazionale siderurgia per la
Fiom Cgil, che aggiunge "gli stabilimenti ex Ilva sono in una situazione che peggiora di giorno in giorno a causa dell'incuria e dell'assenza di manutenzioni e perdere altro tempo significa mettere a rischio la salute e l'occupazione dei lavoratori, l'ambiente, la continuità aziendale e la tenuta gli impianti".
"Per quel che concerne domani, ci aspettiamo un altro incontro vuoto. Continueremo a leggere sul volto dei Ministri e di chi gestisce le sorti industriali di questo paese, la consueta rassegnazione", commentano
Sasha Colautti e Francesco Rizzo dell'Esecutivo Confederale
Usb, aggiungendo "ribadiremo la nostra posizione, che non può prescindere dalla immediata cacciata di Arcelor Mittal. Questo Paese deve riappropriarsi del suo futuro, a partire dalle scelte strategiche su lavoro, ambiente, salute e sicurezza".