(Teleborsa) - È stato presentato oggi il report “
Il settore Telco in Italia: assetto normativo e analisi di impatto”, realizzato da
Luiss Business School e sostenuto da
WINDTRE. Il report, frutto di una ricerca sullo stato di salute del settore delle telecomunicazioni in Italia, analizza il quadro normativo di riferimento evidenziando gli aspetti che incidono sulle potenzialità di sviluppo e sui benefici degli investimenti in infrastrutture e servizi per l’economia nazionale.
Lo studio rappresenta il punto di partenza per la
promozione di una
nuova politica industriale per il settore. Soffermandosi sui
freni che il quadro normativo e la burocrazia amministrativa del Paese pongono sulla strada degli investimenti necessari alla doppia transizione, digitale ed ecologica, il report auspica un cambiamento indispensabile per creare condizioni che supportino gli
investimenti da parte degli operatori di telecomunicazioni, attraverso un contesto caratterizzato da un’adeguata redditività, certezza dei tempi e norme attuate in modo coerente. Secondo l’analisi di Luiss Business School, la direttrice lungo la quale occorre agire è, innanzitutto, quella della
semplificazione e accorciamento degli iter autorizzativi, accompagnata da un sistema di incentivi e sanzioni che scoraggi comportamenti opportunistici e che sostenga, invece, quelli virtuosi.
"Ci sono criticità che vanno affrontate velocemente per non perdere il treno. Il Governo sta facendo uno sforzo importante proprio perché punta a digitalizzare velocemente il Paese ma il solo PNRR non basta per raggiungere questo obiettivo. Servono investimenti ingenti da parte degli operatori delle telecomunicazioni, quindi quello che chiediamo è di facilitarci in tal senso. Facilitarci vuol dire, a zero costo, continuare a semplificare le procedure, eliminare burocrazia. Oggi per ottenere i permessi di un'antenna ci vogliono più di 5 mesi, dal Veneto alla Sicilia", ha dichiarato a margine dell'evento
Gianluca Corti, amministratore delegato designato di WINDTRE.
“Il processo di digitalizzazione del Paese non può prescindere da un
assetto normativo che incoraggi l’intervento delle telco, da sempre impegnate con investimenti ingenti in un contesto di mercato che risulta, invece, iper-competitivo e con una regolamentazione in gran parte sfavorevole al medio e lungo termine – ha dichiarato nel suo intervento Corti –. La ricerca di Luiss Business School, con un’analisi organica e rigore metodologico, mette nero su bianco gli
effetti sistematici di norme e burocrazia inadeguati a un paese moderno che deve affrontare la
competizione globale. È diventato urgente un intervento di sistema che affronti i nodi della burocrazia, che investa nella cultura digitale e introduca il credito d’imposta per stimolare gli investimenti del settore manifatturiero nelle infrastrutture di telecomunicazione”.
Lo studio condotto, difatti, evidenzia l’impatto degli investimenti delle Telco sull’intero sistema economico: per ogni miliardo di euro investito in
banda larga mobile e fissa, il valore totale della produzione cresce, rispettivamente, di 2,6 e 2,7 miliardi di euro. All’aumento della penetrazione della banda larga, inoltre, corrisponde non solo una crescita del
PIL, ma anche una riduzione delle emissioni di CO2. Con riferimento, poi, ai limiti di esposizione ai campi elettromagnetici, lo studio sottolinea l’urgenza di uniformare la normativa vigente, molto restrittiva, a quella adottata prevalentemente in Europa. L’adozione di limiti elettromagnetici più severi di quelli raccomandati dalle istituzioni internazionali è infatti associata a una mancata crescita del PIL pro capite pari al 3,2 per cento.
“Il settore delle Telco rappresenta un asset fondamentale per l’economia del nostro Paese e gioca un ruolo di primo piano nel processo di transizione digitale – ha aggiunto
Matteo Caroli, Associate Dean for Internationalization e Direttore Area Ricerca applicata e Osservatori, Luiss Business School –. La nostra ricerca restituisce la fotografia di un comparto che sconta alcune problematiche che caratterizzano il sistema Italia ma, allo stesso tempo, vuole essere un punto di partenza per promuovere una nuova politica industriale che punti su un rinnovato ruolo delle istituzioni e su un tandem pubblico-privato che, partendo dal confronto, favorisca politiche virtuose che stimolino la crescita economica sostenibile e incentivino il processo di transizione digitale e lo stesso sviluppo delle competenze necessarie a tal fine”.