(Teleborsa) - Con l'apertura di
Architettura instabile, firmata dal prestigioso studio newyorkese
Diller Scofidio + Renfro (DS+R), il
MAXXI mette in scena una mostra che guarda all'architettura come organismo dinamico, capace di adattarsi ai rapidi mutamenti della contemporaneità. Non si limita a essere una semplice esposizione perché esplora una filosofia progettuale che abbraccia anche altre discipline, dall’arte alla tecnologia e le dinamiche sociali, unite dal movimento che diventa tratto caratterizzante della nostra epoca. Il percorso della mostra abbraccia progetti dal 1882 al 2024, fotografando non solo un’epoca, ma piuttosto il movimento insito al progresso. Le esigenze sociali, ecologiche e tecnologiche cambiano con velocità senza precedenti e il movimento diventa la risposta creativa alla necessità di un'architettura che non sia più ferma e immutabile.
Elizabeth Diller, co-fondatrice dello studio DS+R e curatrice della mostra, afferma: “La stabilità non è sempre una virtù per l’architettura. Il nostro mondo dinamico è plasmato dall'incessante susseguirsi di sconvolgimenti politici, fluttuazioni economiche, riforme sociali, cambiamenti climatici e innovazioni tecnologiche, che rendono l'inerzia dell'architettura una sua responsabilità. Perché l'architettura dovrebbe stare ferma?”
L’idea è quella di un atto di rottura rispetto alla visione classica della disciplina, andando oltre la triade vitruviana, firmitas, utilitas, venustas e spingendosi verso un modello aperto. Un’architettura adattiva e responsiva che si evolve con l’ambiente e le esigenze di chi la vive. Nel panorama contemporaneo, il messaggio di Architettura instabile rappresenta anche un simbolo di resilienza e adattamento, qualità fondamentali per chiunque intenda sopravvivere alle sfide di un mondo in costante trasformazione. Questo modello dinamico non solo ridisegna la percezione dell'edificio, ma propone un'analogia diretta con le strutture economiche, sociali e produttive che caratterizzano la nostra era. Al MAXXI,
The Shed di New York rappresenta l'emblema di questo pensiero. Si tratta di un edificio in grado di espandersi e contrarsi in base all'uso, cambiando configurazione per adattarsi a eventi e spazi. Allo stesso modo, la
Nakagin Capsule Tower di Kisho Kurokawa mostra come le unità modulari possano essere rimosse e sostituite, in risposta a esigenze diverse senza demolire l'intera struttura. Architettura instabile è quindi un invito a riflettere non solo sulle nuove forme dell’architettura, ma sulle nuove forme della società in generale, che si muove in modo costante. In un mondo come questo, la nostra missione diventa di tipo adattivo rispetto al cambiamento, ma anche ecodinamica e operabile per permettere sempre di più il progresso della nostra società.
(Foto: foto Vincenzo Labellarte )