(Teleborsa) - Il dato odierno sull'
inflazione americana, del mese di luglio, consolida le aspettative che la Federal Reserve potrebbe sospendere ulteriori aumenti dei tassi di interesse nella sua riunione di settembre, dando spazio a una politica monetaria meno aggressiva.
A luglio, i prezzi al consumo negli Stati Uniti sono aumentati mensilmente in linea con le attese dello 0,2%, mentre il dato annuale è cresciuto del 3,2%, meno del previsto (+3,3%).
"Il dato è compatibile con l’
ipotesi pausa Fed a settembre" - segnalano gli analisti di
Intermonte - ricordando che comunque, prima della riunione di settembre del Fomc, il comitato di politica monetaria della Federal Reserve, sarà pubblicato un altro dato sull’inflazione, quella di agosto.
"Alla riunione della Fed di luglio, Jay Powell aveva detto che mancavano solo due dati sull'inflazione prima di decidere se aumentare o meno i tassi alla prossima riunione di settembre" - ricorda
Nick Chatters, investment manager di Aegon AM -. "I dati odierni sull'inflazione negli Stati Uniti
faranno capire ai falchi del FOMC che l'inflazione sta tornando a scendere nello stesso modo in cui è salita, quindi non c'è bisogno di un rialzo dei tassi a settembre. Con un CPI del 3,2% a luglio, l'inflazione non sta riaccelerando come si temeva", aggiunge.
Secondo Richard Flax, Chief Investment Officer di Moneyfarm, "oggi la probabilità che la Fed alzi i tassi è diminuita e lo vediamo già riflesso sui mercati: i futures sulle azioni sono in rialzo mentre i rendimenti dei Treasury a due anni e il dollaro sono entrambi in ribasso". Dopo due dati consecutivi sull’inflazione più bassi delle aspettative - spiega - alcuni
investitori sono forse troppo ottimisti nell’aspettarsi un taglio dei tassi nel primo trimestre del 2024. Probabilmente sentiremo parlare molto della dipendenza della Fed dai dati, vista la sua cautela a parlare troppo presto di vittoria".