(Teleborsa) - Il numero di imprese beneficiarie del
credito d’imposta per le spese in
R&S è passato da 10.268 nel 2015 a 27.072 nel 2019: una quota molto bassa, pari allo 0,3 per cento circa del totale delle società di capitali. È quanto è emerso dal
Focus “Gli incentivi fiscali alla Ricerca e Sviluppo in Italia” pubblicato dall'
Ufficio parlamentare di bilancio che analizza gli incentivi pubblici agli investimenti in R&S, valutando la loro convenienza per le imprese italiane negli ultimi anni.
Anche per quanto riguarda il
patent box – un regime fiscale di favore introdotto con la legge di stabilità del 2015 che permette alle imprese di escludere dalla base imponibile (ai fini sia delle imposte sul reddito sia dell’IRAP) una quota di redditi prodotti dall’uso di beni immateriali giuridicamente tutelati (come software protetti da copyright o brevetti industriali) e delle plusvalenze (se reinvestite al 90 per cento) derivanti dalla loro cessione –. il numero dei
beneficiari è aumentato fra il 2015 e il 2019, passando da 555 a 1.821. L’incremento è significativo, ma riguarda una percentuale delle
società di capitali ancora inferiore rispetto a quella del credito d’imposta.
Per quanto concerne la
distribuzione territoriale, nel 2020 il 66 per cento delle imprese che hanno beneficiato del credito d’imposta era al Nord, poco meno del 20 per cento era al Centro e circa il 15 al Sud. Per il patent box, invece, le differenze territoriali sono ancora più accentuate: nel 2019 quasi il 72 per cento dei fruitori era collocato al Nord (e beneficiava del 79 per cento del reddito agevolato), mentre le imprese localizzate al Sud rappresentavano solo l’11 per cento dei beneficiari (e meno del 3 per cento del reddito agevolato).
Pur crescendo dall’1,2 all’1,5 per cento del PIL tra il 2011 e il 2020, la spesa in R&S italiana è rimasta costantemente e significativamente inferiore alla
media UE-27, che nello stesso periodo è salita dal 2 al 2,3 per cento. Malgrado gli incentivi, nel 2020 siamo stati raggiunti anche dalla
Grecia, che nel 2011 era il paese europeo con la spesa in R&S più bassa (0,7 per cento del PIL). Negli ultimi anni solamente in sei paesi europei – Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Germania e Svezia – la spesa ha superato il 3 per cento del PIL, il target fissato dalla Commissione europea.
Il basso livello di spesa si riflette anche sul fronte dei
brevetti. Nel 2020 l’Italia, con 76,5 domande di brevetto per milione di abitanti, supera di poco la metà della media UE (144,4) e si colloca al decimo posto in Europa. Nelle prime posizioni ci sono ancora i paesi del Nord Europa – Danimarca, Finlandia, Paesi Bassi e Svezia – insieme ad Austria e Germania, con valori che variano da 255 a 435 domande di brevetto per milione di abitanti.
Inoltre, l’Italia presenta un valore dell’
indice di innovazione (European Innovation Scoreboard della Commissione europea) inferiore alla media UE-27, sebbene tra il 2015 e il 2022 migliori la sua posizione rispetto agli altri paesi, passando dalla sedicesima alla quindicesima posizione.