Nel 1973 uscì una raccolta di saggi dal titolo
"Small is beautiful" dell'economista britannico E.F. Schumacher che acquistò immediata fama e per un lungo tempo le sue indicazioni furono seguite in economia. Il lavoro dava evidenza al ruolo delle imprese minori o anche piccole e medie imprese nel sistema economico rispetto a quello delle grandi imprese; il contesto socioeconomico fu di particolare rilevanza per dare alle imprese minori una rilevante importanza imprenditoriale in anni nei quali l'intero sistema economico e monetario stavano cambiando creando improvvisamente un dinamica quasi ingestibile dalle imprese, specie quelle maggiori.
Fino al 1971 vi era stata una stabilità assoluta nel mondo economico e negli scambi monetari grazie agli accordi di Bretton Wood del 1945 che avevano dato certezza e stabilità al sistema dei cambi; le grandi imprese formulavano piani e strategia a venti anni, fino al 1991, convinti dell'immodificabilità delle variabili del sistema. Quando nel 1971 Nixon dichiarò la
fine del gold exchange standard si venne a creare una
tempesta monetaria acuita dalla generata crisi energetica del petrodollaro; tutto si muoveva molto velocemente appesantendo le grandi imprese condannate a fare l'elefante nel giardino.
Così in quegli anni il piccolo diventò bello per la sua maggiore adattabilità ad un mondo in un continuo ed imprevedibile movimento, in Italia in particolare patria del piccolo e bello il dramma delle grandi imprese fu una spinta al loro sviluppo e crescita favorita anche dalla svalutazione della lira a causa degli effetti inflattivi generati dalla tempesta monetaria che abbattendo i costi per l'export ci fece diventare i primi cinesi d'Europa. L'evidenza emerge dai grafici fra crescita del sud che si avvicina al nord fino al 1971 per poi staccarsi nuovamente dopo; le piccole e medie imprese del nord avevano ripreso a correre ma le cattedrali nel deserto al sud soffrivano di immobilità.
Le
grandi imprese poco alla volta riuscirono a sciogliere i tanti nodi che le immobilizzavano e presero un crescente potere anche grazie alla finanza più propensa a cavalcare le grandi imprese che non le piccole.
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