(Teleborsa) -
Il mercato auto in Europa segna un lieve
calo del 3,1% rispetto al 2024 ed una contrazione
più forte del 16,2% sul 2019. Il primo bimestre archivia una flessione del 2,6% che riflette le dinamiche contrastanti tra i principali mercati europei:
la Spagna rimane l’unico mercato in crescita (+11%) fra i 5 Major Market europei, che sono tutti negativi, sia pure con andamenti differenziati che vanno dal -0,7% della Francia e -1,0% del Regno Unito alle perdite molto più consistenti di Italia (-6,2%) e Germania (-6,4%). A febbraio
l’Italia occupa la terza posizione tra i cinque principali mercati e sale al secondo posto nel primo bimestre (a scapito della Francia), ma si conferma fanalino di coda per le auto "con la spina" (ECV), con una quota complessiva del 9,5%.
Dati che l
'Unrae commenta con una certa apprensione, ricordando che la
Commissione Europea ad inizio marzo ha presentato il Piano d’Azione per il settore auto che - afferma - "appare
privo della necessaria chiarezza per operatori e clientela" e piuttosto che "delineare un quadro di incentivi centralizzato", si limita a "proporre uno scambio di best practices tra i vari Paesi, senza fornire indicazioni concrete per il settore".
“Pur apprezzando l’apertura della Commissione alla possibilità di introdurre flessibilità nell’
applicazione delle sanzioni per lo sforamento dei target di emissione nel 2025 - sottolinea
Andrea Cardinali, Direttore Generale dell’UNRAE - è necessario chiarire che le sanzioni
non verranno realmente rinviate. Il meccanismo previsto da Bruxelles implica che la conformità verrà calcolata sulla media triennale della CO2, con l’obbligo di compensare eventuali scostamenti negli anni successivi, generando quindi
impatti economici già nel 2025, come richiesto dai principi contabili internazionali"
.
"La
totale assenza di incentivi per le vetture a zero e bassissime emissioni, sia a livello europeo che nazionale, continua a rappresentare un
freno significativo per la transizione energetica del mercato italiano", afferma Cardinali, aggiungendo che "persistono gravi anomalie strutturali, come l’elevato costo dell’energia e
l’insufficiente capillarità delle infrastrutture di ricarica. Dal 2022 a oggi, con i fondi PNRR, sono stati assegnati finanziamenti per la realizzazione di sole 6.000 punti di ricarica, a fronte degli oltre 21.000 la cui attivazione era prevista entro la fine di quest’anno".
"Il nostro Governo dovrebbe agire, partendo proprio dalle proposte sulla
revisione della fiscalità delle auto aziendali, che dovrebbe avere una concreta e rapida attuazione individuando fondi dedicati, pur in un quadro di ristrettezza di risorse", conclude Cardinali.