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Loffredo Foundation, la Venere di Iconic Art System alla Reggia di Caserta "parla dell’essere umano"

Il mecenate contemporaneo Giuseppe Loffredo parte da Caserta per accogliere le menti più creative di oggi e lasciare che l’arte sia accessibile, inclusiva e senza etichette

Cultura, Economia
Loffredo Foundation, la Venere di Iconic Art System alla Reggia di Caserta "parla dell’essere umano"
(Teleborsa) - Lo scorso 20 marzo presso la Sala Romanelli della Reggia di Caserta è stata presentata Crash, Venere contemporanea realizzata a sei mani da Angelo Accardi, Daniele Fortuna e Luca Bellandi a cura di Iconic Art System di Giuseppe Loffredo, ideatore anche della Loffredo Foundation for the Arts and Inclusion.

Per questa ambiziosa prima restituzione pubblica della emergente galleria casertana, Loffredo ha chiamato a raccolta undici artisti - alcuni già molto quotati e altri in forte ascesa - per raccontare come l’arte contemporanea possa essere una occasione importante per diffondere messaggi attualissimi, per far sì che sia uno strumento di forte impatto culturale e coinvolga il grande pubblico. L’opera è stata poi svelata in una performance curata da Nino Florenzano il 22 marzo.

Abbiamo avuto l’occasione di intervistare Giuseppe Loffredo e capire qual è stata la scintilla da cui è partito tutto.

Crash alla Reggia di Caserta rappresenta la prima restituzione pubblica di Iconic Art System, un progetto che vuole unire arte e impegno sociale. Come è nata l’idea della monumentale Venere di 4 metri e quale messaggio vuole trasmettere sia al pubblico sia agli stakeholders attraverso questa installazione a sei mani?

"Crash significa 'rottura' e questo è il concetto principale di questa exhibition fondamentalmente che è rappresentata da questa Venere bianca, bianchissima ma ha una capigliatura afro; è un uomo e una donna assieme perché i suoi tratti non sono chiari. Tutto questo poi è tenuto assieme da un velo che copre, simbolo della censura, tutto quello che non si può dire, tutto quello che non si può fare, tutto quello che non è politically correct. Penso che questa installazione sia estremamente inclusiva perché parla dell’essere umano, non parla di uomo né di donna".

Iconic Art System nasce con l’intento di creare spazi artistici inclusivi e generare risorse per sostenere progetti culturali e sociali e la La Loffredo Foundation for the Arts and Inclusion vuole offrire supporto concreto agli artisti emergenti attraverso residenze creative e safe houses. Ci può raccontare meglio questo progetto e in che modo intende coniugare arte e inclusione sociale?

"Quello che abbiamo provato a fare noi è stato cercare di far parlare gli artisti con i collezionisti, mettere in dialogo i grandi nomi con gli artisti emergenti e dare a entrambi lo stesso spazio espositivo, la stessa possibilità e libertà creativa in modo da potersi permettere di essere nello stesso posto. Questo è inclusione dal punto di vista artistico: poter mettere cioè Angelo Accardi e Pedro Perdomo, da una parte un artista riconoscibilissimo, dall’altra un artista emergente, nello stesso posto per lasciarli liberi di trasmettere la stessa cosa, cioè emozioni".

Iconic Art System si configura in un certo senso come un modello di mecenatismo contemporaneo e voi state cercando di rendere sostenibile questo sistema. L’arte - non lo dimentichiamo - è spesso percepita come un mondo elitario. In che modo Iconic Art System intende rendere questo settore più accessibile, avvicinando il grande pubblico e creando un dialogo con la società di oggi?

"Noi abbiamo aperto la prima galleria di Iconic Art System a Caserta: il posto non è stato un caso, ma una scelta, perché è una città medio-piccola e non ci sono grandi musei al di là della Reggia. In questo modo i giovani non avevano idea, fino ad ora, di dove poter andare a vedere l'arte contemporanea che è l'arte che li rappresenta maggiormente. Ciò è è stato un grande successo: la nostra galleria è piena di giovani che ci dicono oggi 'non mi posso permettere di comprare questo pezzo d'arte ma che bello che posso fruirne'. Ed è una bella cosa".

(Foto: foto di Marco Deodato )
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