(Teleborsa) - "Due settimane fa, al Consiglio europeo, abbiamo raggiunto un accordo storico per aumentare la nostra capacità di difesa e la nostra spesa per la difesa e per farlo insieme, e oggi abbiamo presentato il piano Readiness 2030. In altre parole, abbiamo concordato su come effettuare la spesa". È quanto ha annunciato ieri la
presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, nella conferenza stampa con il
presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, al termine del vertice Ue nel quale è stato presentato il
piano sulla difesa: il
Libro Bianco con l'orizzonte 2030, da una parte, e il
ReArm Europe dall'altra con l'obiettivo di mobilitare 800 miliardi di euro di investimenti in difesa.
"Innanzitutto, – ha spiegato
von der Leyen – stiamo attivando la clausola di salvaguardia nazionale perché gli stati membri sono pronti a investire di più nella propria sicurezza. Questa attivazione della clausola di salvaguardia nazionale consente agli stati membri di aumentare la loro spesa per la difesa senza innescare una procedura di deficit eccessivo. E la seconda tappa è che abbiamo proposto un nuovo strumento. Lo chiamiamo Safe, Safe action for Europe, e qui, ovviamente, il nome del gioco è appalti congiunti e collaborazione. Quindi vogliamo spendere di più insieme. Vogliamo spendere meglio e vogliamo spendere di più in modo europeo. Si tratta di finanziare questo appalto congiunto dall'industria europea. Fino a 150 miliardi di euro di prestiti sono disponibili per questi investimenti nella difesa. Un'ultima osservazione su questo, perché la sicurezza dell'Ucraina è anche la sicurezza dell'Unione europea, l'Ucraina e la sua straordinaria industria della difesa saranno in grado di partecipare agli appalti congiunti".
Nelle bozze di conclusione i 27 – inclusa l'Ungheria di Viktor Orban – invitano "ad accelerare i lavori su tutti i fronti per
aumentare in modo decisivo la prontezza di difesa dell'Europa entro i prossimi cinque anni". I leader chiedono poi "al Consiglio e ai co-legislatori di portare avanti rapidamente i lavori sulle recenti proposte della Commissione" e ad "avviare con urgenza l'attuazione delle azioni individuate" nello scorso vertice del 6 marzo nel campo dei settori militari di principale interesse e a "proseguire sulle relative opzioni di finanziamento".
La
roadmap prevede di chiudere al Consiglio Europeo di giugno, fissato in calendario subito dopo al summit della Nato in Olanda, dove gli alleati saranno chiamati ad aumentare i target di spesa – si parla di almeno il 3% – sotto l'impulso energico di Donald Trump. Ma tre mesi sono un orizzonte molto esteso e alcune
tappe previste dal ReArm Europe – ad esempio l'attivazione delle deroghe al Patto di stabilità sulle spese in sicurezza – dovrebbero avvenire ben prima. Al momento, una lista chiara di chi attiverà per certo la clausola e chi no, solo indizi: la Germania senz'altro, l'Olanda forse no, in bilico Paesi ad alto debito come Italia e Francia.
Un altro nodo è la norma sul
"buy European", fortemente voluto dalla Francia per dare impulso all'industria europea. Pure qui, le posizioni sono articolate, fra chi vorrebbe una catena del valore più aperta, che magari includa anche gli Usa, dopo aver avuto accesso al fondo da 150 miliardi -–battezzato Safe – ideato per incoraggiare gli appalti congiunti, specie sui grandi progetti d'interesse collettivo come la difesa aerea, i missili a lungo raggio, gli aerei cargo, il cyber o lo spazio.
Vi è, poi, il grande tema dei
finanziamenti col derby tra favorevoli agli eurobond e i contrari.