(Teleborsa) - La
riforma della geografia giudiziaria, varata nel 2012 dal governo di Mario Monti, poi attuata tra il 2013 e il 2014, ha prodotto un effetto rilevante sulla domanda di giustizia e sulla durata dei processi civili in Italia. La razionalizzazione del sistema, che ha comportato la
chiusura di 25 tribunali e di 220 sezioni distaccate con l'accorpamento delle attività nei 140 tribunali rimanenti, ha determinato una significativa riduzione della domanda di giustizia, con
un calo medio del 6% per ogni aumento di 5 chilometri nella distanza tra cittadini e tribunali di riferimento. È quanto si legge nella nota inviata da Unimpresa.
A
livello regionale, la contrazione della domanda è stata più marcata nelle aree caratterizzate da una maggiore distanza media tra i comuni e i tribunali di riferimento. Nelle regioni meridionali, dove le infrastrutture di collegamento sono meno sviluppate, la riduzione della domanda è stata fino al doppio rispetto alle regioni settentrionali. In Calabria e Sicilia, ad esempio, il calo della domanda di giustizia ha raggiunto picchi del 10%, mentre in Lombardia e Veneto la riduzione è stata contenuta tra il 3% e il 4%.
L’effetto si è concentrato principalmente nei
contenziosi di responsabilità extracontrattuale, come le cause per incidenti stradali, e nei diritti di proprietà, come le controversie condominiali. È quanto emerge da una
ricerca del Centro studi di Unimpresa, secondo la quale nessun impatto significativo, invece, è stato registrato per le cause di diritto di famiglia e per le crisi d’impresa, ambiti in cui il ricorso alla giustizia è spesso imposto da vincoli normativi e dalla mancanza di alternative. L’aumento della distanza dai tribunali ha penalizzato l'accessibilità alla giustizia, con la percentuale di popolazione distante più di 20 chilometri dall'ufficio giudiziario di riferimento passata dal 9% al 21% e quella oltre i 50 chilometri salita dal 3% al 9%.
Le regioni più colpite da questo fenomeno sono state quelle caratterizzate da una maggiore frammentazione territoriale pre-riforma, come Calabria, Sicilia e Sardegna. In Calabria, ad esempio, la distanza media è aumentata di circa il 30%, mentre in Sicilia e Sardegna l'incremento è stato pari rispettivamente al 25% e al 20%.
Tuttavia, - continua la nota - sul fronte dell
’offerta di giustizia, la riforma ha portato benefici tangibili: il numero di procedimenti definiti è aumentato del 5%, mentre il tempo medio di risoluzione dei casi si è ridotto di una percentuale analoga. Tra il 2010 e il 2019, il disposition time – ossia il tempo stimato per la definizione di un processo – è sceso da 466 a 345 giorni, pari a una flessione del 26%. Nelle regioni settentrionali, la durata media dei procedimenti è scesa di circa il 30%, con punte di riduzione del 35% in Lombardia e del 32% in Veneto. Nelle regioni meridionali, invece, il calo è stato più contenuto, con una riduzione media del 15% in Sicilia e del 18% in Calabria. La maggiore efficienza dei tribunali di dimensioni più grandi ha avuto un impatto significativo sulle cause più complesse, come i procedimenti di responsabilità extracontrattuale e i fallimenti, dove la durata media si è ridotta di circa il 30%. Al contrario, non sono stati riscontrati effetti significativi sui tempi di definizione delle cause di diritto societario e delle esecuzioni civili. L'incremento della produttività ha riguardato soprattutto le cause più complesse e i tribunali inizialmente meno efficienti, che hanno tratto vantaggio dalle economie di scala e dalla maggiore specializzazione dei giudici.
I miglioramenti sono stati più evidenti nei
tribunali che hanno accentrato sezioni distaccate, mentre nei tribunali che hanno assorbito altre sedi si sono riscontrate maggiori difficoltà organizzative nella fase di transizione. La riforma, quindi, ha migliorato la capacità di risposta del sistema giudiziario, ma ha reso più difficile l'accesso alla giustizia per le fasce di popolazione più lontane dai centri urbani e per le cause di minore entità economica. "I miglioramenti emersi in seguito alla riforma della geografia giudiziaria sono un segnale positivo per il sistema economico e produttivo del Paese, ma il lavoro non è ancora finito. Il miglioramento della giustizia civile rappresenta un pezzo fondamentale per il successo del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), perché u
n sistema giudiziario efficiente e rapido è essenziale per attrarre investimenti, rafforzare la competitività delle imprese e garantire maggiore certezza del diritto", commenta il
presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara.