(Teleborsa) -
I dazi porteranno l'economia tedesca in recessione: secondo i dati della Banca Mondiale, le
esportazioni di beni e servizi hanno rappresentato il
43,4% del PIL della Germania nel 2023 ed i dati dell’Ufficio statistico federale segnalano che il surplus commerciale ha già subito le ripercussioni dell'incertezza a gennaio, scivolando a circa 16 miliardi di euro dai 20,7 miliardi di euro di dicembre. Nello stesso anno, il
PIL tedesco ha registrato una
contrazione dello 0,3%.
Dati che testimoniano quanto sia
fragile l'economia tedesca e dipendente dalla vendita di beni e servizi all'estero, in particolare auto e macchinari. Ma al di là dei numeri, le affermazioni di un economista come
Joachim Nagel, presidente della Bundesbank e membro del consiglio direttivo della BCE, fanno un certo effetto.
Nagel ha infatti dichiarato che l’economia tedesca
"potrebbe aspettarsi una recessione per quest’anno", a causa delle
ripercussioni dei dazi già annunciati o solo minacciati dal Presidente Trump, gli ultimi quelli su vini e champagne, ma il piatto forte (almeno per la Germania) sono le auto e l'acciaio. Escludendo i dazi, la Bundesbank prevede un PIL a +0,2% a fine 2025.
Il presidente della banca centrale tedesca ha aggiunto che,
in questa guerra, "ci sono solo perdenti" e che l'UE ha fatto bene a reagire, poiché non si può accettare una politica come
quella di Trump, che fa parte di una "economia del passato" e
"non è una buona politica". Nagel ha poi aggiunto che il
"prezzo da pagare" per questa guerra commerciale sarà
"più alto per gli americani".L'economista ha anche negato che la
Germania sia il "malato d’Europa" ed ha parlato di
"un'economia stagnante", ma con una "solida base economica", che poggia sulla "forza delle sue piccole e medie imprese". "Quando si ha un modello orientato all’esportazione, allora si è più esposti in una situazione in cui le tariffe aumentano e ci sono così tante incertezze e incognite, ha sottolineato il banchiere, aggiungendo che l
'economia tedesca potrebbe anche
superare queste sfide nei prossimi due anni.
Nagel ha fatto cenno anche alle spese militari ed
al piano RearmEU da 800 miliardi, messo a punto dalla Commissione europea ed approvato dal Parlamento, non senza numerose contestazioni. Il piano - ha detto - è un
"finestra di opportunità per fare di più in Europa", non solo le spese per la difesa, e, riprendendo un motto caro al vecchio governo Merkel, ha ribadito "dovremmo avere più Europa, non meno Europa".
Frattanto, la Germania attende la
formazione di un governo sotto l'egida del conservatore
Friedrich Merz, il quale ha già anticipato un
ambizioso programma fscale, annunciando un aumento delle
spese per la difesa anche oltre l'1% de PIL, ed un aumento delle
spese per infrastrutture, grazie alla creazione di un fondo da 500 miliardi di euro. Un piano contestato dai Verdi, colleghi di coalizione, che potrebbe anche avvenire in due fasi - secondo alcuni economisti - e riguardare prima la difesa e poi, più vanti, le infrastrutture. IN più c'è la quesitone della
riforma del "freno del debito", una norma che limita la possibilità di estendere i debito ed agisce da freno all'auento della spesa.