(Teleborsa) - Secondo
i dati resi noti oggi dall'Istat, la produzione industriale di dicembre scende del 3,1% sul mese precedente, del 7,1% su base tendenziale e del 3,5% come media annua.
"Il 2024 sarà ricordato come l’anno nero dell’industria italiana, con la produzione industriale che registra consistenti cali in tutti i settori registrando una performance particolarmente negativa", ha commentato il Codacons. "Al netto del settore energia, tutti i principali raggruppamenti industriali hanno registrato una marcata riduzione nel 2024, confermando il cattivo stato di salute dell’industria italiana – ha sottolineato il Codacons – A destare particolare preoccupazione è l’andamento dei beni di consumo che, nonostante l’effetto Natale, crollano in modo pesante a dicembre, e registrano nel corso dell’anno una contrazione media del -3,3% con punte del -4,8% per i beni durevoli".
"A pesare su tali numeri la crisi dei consumi che si registra in Italia, aggravata da un andamento dei prezzi al dettaglio ancora in crescita dopo la forte inflazione registrata nel biennio 2022-2023 e che ha inciso sulla capacità di spesa degli italiani – ha commentato il presidente Carlo Rienzi – Il governo, per adesso, resta a guardare, mentre servirebbero interventi davvero efficaci per far scendere i prezzi al dettaglio, calmierare le bollette energetiche e sostenere redditi e capacità di acquisto delle famiglie".
Di "anno nero" e di "disfatta" per le industrie italiane ha parlato anche Massimiliano Dona, presidente dell'Unione Nazionale Consumatori. "Prosegue lo tsunami che dura da 23 mesi consecutivi, un crollo della produzione industriale su base tendenziale che, nei dati corretti per gli effetti di calendario, dura ininterrottamente da febbraio 2023! Un tunnel in cui le imprese sono entrate oramai quasi due anni fa e dal quale non sono ancora uscite, con la conseguenza che la produzione, in media, nel 2024, è precipitata del 3,5% rispetto al 2023", ha commentato Dona. Secondo lo studio dell'associazione, se la produzione nel 2024 è scesa del 3,5% rispetto al 2023, nel confronto con il 2022 il gap arriva addirittura al 5,4%.
L'analisi di Coldiretti e Filiera Italia ha invece fatto notare che nel 2024 la produzione alimentare è quella che è cresciuta di più (+1,8%) a fronte di un calo generale che ha travolto praticamente tutti gli altri settori, con punte dell’11,3% per i mezzi di trasporto e del 10,5% per l’abbigliamento. "A spingere la produzione di cibo Made in Italy è anche il record dell’export che nel 2024 ha raggiunto il valore di 70 miliardi di euro, il massimo di sempre, con un aumento dell'8% rispetto all'anno precedente", ha sottolineato l'analisi della Coldiretti.
"Un primato reso possibile dall’impegno quotidiano di una filiera agroalimentare allargata che vale oltre 620 miliardi di euro e rappresenta la prima ricchezza del Paese – ha spiegato Coldiretti –. Una ricchezza che va però difesa rispetto alle tante minacce che pesano sull’attività delle imprese agricole italiane, a partire dagli effetti dei cambiamenti climatici che nel 2024 hanno causato danni per 9 miliardi di euro, tra siccità, maltempo ed epidemie negli allevamenti". "Senza dimenticare i problemi rappresentati dall’aumento dei fattori di produzione, a partire dall’energia, che - ha concluso - gravano sui bilanci, con i prezzi pagati agli agricoltori che non riescono spesso a coprire neppure i costi sostenuti e rendono necessarie misure di sostegno per le imprese".