(Teleborsa) - Cala l'elettricità generata da fonti fossili nelle economie che aderiscono all'Ocse, mentre aumenta quella ottenuta dalle rinnovabili e dal nucleare. E' la fotografia scattata dall'
Agenzia internazionale per l'energia (AIE) nel suo ultimo rapporto sulla generazione di elettricità nell'area Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), in cui evidenzia che a fare da capofila in queste dinamiche sono i paesi europei.
Complessivamente lo scorso settembre la produzione di elettricità di tutti i paesi dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico è stata di 882,1 Twh, in aumento dell'1,2% su base annua. Nei primi nove mesi dell'anno, la produzione di elettricità è aumentata del 2,5%.
Secondo l'AIE le
fonti fossili hanno contribuito per poco meno della metà del totale della produzione di elettricità: il 49,6% - pari a 437,5 Twh - con un calo del 3,3% rispetto al settembre del 2023. A causare la diminuzione di elettricità da fonti fossili, spiega l'AIE, ha contribuito il
carbone, con una flessione del 4,6%, la cui quota di produzione sul totale a settembre risultava ridotta al 16,3%. In Europa si è registrato il calo più consistente con un -10,8%.
Quanto alle
rinnovabili l'Ocse riporta che a settembre la loro quota sulla produzione totale di elettricità ha raggiunto il 33,6%, con un aumento del 9,2% su base annua. Nei primi nove mesi l'incremento complessivo è stato dell'8,6%, trainato prevalentemente da solare (+18,5%) e eolico (+7,8%).
L'elettricità prodotta da
centrali nucleari è stata pari al 16,4% per l'insieme dell'area a settembre, in aumento dello 0,3% su base annua. Nel totale dei primi nove mesi dell'anno l'aumento è stato del 2,8% e anche in questo caso l'incremento più forte è stato quello registrato nei paesi europei (+5%).