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Commercialisti, giovani aprono a nuovi ambiti professionali e non temono tecnologia

Economia
Commercialisti, giovani aprono a nuovi ambiti professionali e non temono tecnologia
(Teleborsa) - Sostenibilità, consulenza strategica e direzionale, crisi d’impresa e finanza aziendale rappresentano il futuro di una professione che non teme gli sviluppi della tecnologia, ma lamenta la complessità della normativa e l’abusivismo professionale. Sono alcune delle indicazioni che emergono dal sondaggio realizzato dalla Fondazione nazionale Ricerca dei commercialisti su un campione di quasi 2000 under 40 iscritti alla categoria, oltre il 10% del totale. La Survey è stata condotta tra fine settembre e inizio ottobre tramite un questionario online.

Per oltre il 67% del campione la sostenibilità rappresenta una specializzazione futura in espansione o in forte espansione seguita dalla consulenza strategica (60%) e dalla consulenza direzionale (52%). La tecnologia è un problema solo per il 9% degli intervistati. In cima alle preoccupazioni ci sono invece la complessità normativa (45%) e l’abusivismo professionale (26%).

Dalle risposte emerge anche l’immagine di una categoria alle prese con cambiamenti epocali, ma non in crisi. Sebbene il 32,1% la giudichi in “crisi profonda”, oltre il 60% sostiene invece che non sia così: per il 34,1% non è in crisi, ma investita da processi di trasformazione epocale legati a mutamenti nel mondo del lavoro e nella società, per un altro 29,1% non è in crisi, ma in evoluzione a seguito di innovazioni procedurali e normative.

Nell’ambito delle specializzazioni più consolidate, il campione ritiene che le aree più in espansione o in forte espansione nel futuro saranno quelle della crisi d’impresa (64%), della finanza aziendale (63%) e della revisione e controllo (55%), mentre per il 51% si verificherà una contrazione o una forte contrazione dei servizi contabili e fiscali.

Sul piano organizzativo, il campione assegna un’importanza maggiore alle economie di specializzazione (38%) rispetto alle economie di scala (29%) e a quelle di rete (27%). Dalla survey emerge una dicotomia tra chi pensa che l’aggregazione sia la chiave di volta per competere e chi pensa invece che il network possa essere un valido modello alternativo. Per quanto riguarda l’impatto della tecnologia più innovativa (BI e IA), il campione mostra chiaramente di percepire sia un effetto molto positivo in termini di efficienza (riduzione dei costi e miglioramento delle prestazioni) che di efficacia (ampliamento dell’offerta consulenziale) con una prevalenza della prima sulla seconda. Mentre, riguardo alla proattività nell’introdurre nello studio e nell’attività professionale tecnologie innovative (IA, BI, CRM, Blockchain, ecc.), la quota maggiore del campione si è espressa per le tecnologie RPA (25%), seguite da quelle IA (18%), BI (14%), CRM (10%) e Blockchain (3%). In generale, l’approccio verso le nuove tecnologie riflette l’esigenza di rimanere competitivi sul mercato rispetto a quella di ampliare l’offerta di servizi consulenziali.

Sul fronte dei percorsi formativi, il 40% del campione sostiene che è necessario rivedere il percorso di studi nella parte relativa alle hard skill, mentre per il 18% occorre implementare nel percorso di studi l’apprendimento delle soft skill. Inoltre, il 62% degli intervistati esprime un giudizio positivo sulla formazione continua, giudicata adeguata, a fronte di un 34% che la ritiene poco adeguata.

Chiamati ad esprimersi sulle principali criticità nell’avvio dell’attività professionale, il 70% dei giovani ha evidenziato i tempi lunghi iniziali per raggiungere un buon grado di autonomia reddituale, mentre solo il 20% ha dichiarato che la scelta di esercitare la professione di commercialista sia dipesa dall’esistenza di uno studio avviato in famiglia. Per il 44% è stata determinante la passione per le materie economico-giuridiche.

“Questo sondaggio – afferma il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti Elbano de Nuccio –, effettuato su un campione estremamente significativo di nostri giovani colleghi, fornisce spunti molto interessanti e per certi versi sorprendenti. Molte delle risposte fornite ci dicono che l’approccio positivo e proattivo è ampiamente maggioritario rispetto a quello di chi denuncia una situazione di crisi. Siamo perfettamente consapevoli dei tanti problemi che affliggono la nostra come anche tutte le libere professioni. Mi sembra però di poter dire che da questo sondaggio emerge con forza una voglia di futuro non scontata e una consapevolezza significativa della necessità di aprirsi al nuovo”. “Questa survey – aggiunge – è solo l’ultima iniziativa in ordine di tempo, introdotta dal Consiglio nazionale, per analizzare e studiare lo stato dell’arte della categoria. È proprio questa analisi costante della nostra realtà che ci ha consentito di fornire risposte concrete ai nostri iscritti: dall’azione di interlocuzione costante con tutte le forze parlamentari e con l’esecutivo sono derivate norme che rispondono alle richieste di semplificazione del nostro lavoro e valorizzazione delle nostre competenze. Sul fronte interno, l’importante lavoro che stiamo portando avanti sulla riforma del nostro ordinamento professionale discende da una visione precisa che punta a fotografare tutte le novità intervenute negli ultimi decenni e, al contempo, a favorire e anticipare ulteriori processi d’innovazione. Da questo punto di vista, le novità previste nel nuovo testo in tema di oggetto della professione rispondono ad una strategia che mette al centro proprio i giovani”.
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