(Teleborsa) - Con oltre 10mila aziende, espressione dell'eccellenza della manifattura italiana, la filiera della pelle ha chiuso il 2023 con un fatturato che si assesta a
32,8 miliardi di euro, in
calo del 0,7% rispetto all'anno precedente. La
frenata del comparto ha interessato anche la prima parte del 2024, che negli stessi mesi registra un calo dell'export (-8,2%): e la situazione geopolitica globale non ha certo aiutato, con il calo dei consumi registrato in mercati chiave, e i costi della logistica in aumento (per via del conflitto in Medio Oriente) mentre quelli di energia e materie prime risentono ancora della guerra in corso in Ucraina. In occasione dell'inaugurazione delle fiere, che avranno inizio domani nel quartiere di Fiera Milano Rho, la
Federazione che rappresenta i settori calzaturiero, pelletteria, pellicceria e concia sceglie un nuovo logo, in modo da rendere più definito il proprio perimetro di rappresentanza, completando con il focus sulla moda accessori Made in Italy la realtà del sistema produttivo fashion italiano.
Entrando nel dettaglio della
ripartizione geografica, per quanto riguarda l'Europa, la
Francia rappresenta il Paese principale per l'export (+0,5%), seguita dalla Germania che registra una flessione (-3,9%); cresce, invece, l'export verso la
Spagna (+15,1%) e la
Polonia (+6,6%). Continua nella prima parte del 2024 il forte crollo dell'export verso la
Svizzera (-65,3%), espressione del perdurare di alcune scelte logistiche dei brand che hanno sostituito le triangolazioni nei depositi elvetici a favore di spedizioni dirette verso i mercati finali di destinazione. Di questa dinamica ne hanno beneficiato alcuni Paesi, quali la
Cina (+1,7%) e il
Giappone (+9,6%). A più di due anni dall'inizio del conflitto russo-ucraino, i due mercati mostrano un andamento divergente: dopo il rimbalzo di entrambi nel 2023, la
Russia rallenta nuovamente nella prima parte del 2024 (-18,5%, collocandosi al 16esimo posto tra i mercati di sbocco); prosegue invece il recupero in
Ucraina (+25,8%, al 48esimo).
"Le nostre imprese stanno affrontando un periodo di grande difficoltà, dovuto principalmente ad una domanda sia interna che esterna inadeguata, che comporta un rallentamento della produzione. Questi fattori hanno portato ad un aumento significativo degli strumenti di integrazione salariale, con livelli che risultano essere 4 volte e mezzo superiori a quelli pre-pandemia (+351,1%) e del +15,4% rispetto ai primi 6 mesi del 2010, in piena crisi economica mondiale – ha commentato
Annarita Pilotti, presidente di Confindustria Accessori Moda –. Le manifestazioni in programma offrono una preziosa occasione per mettere in luce la qualità e l'eccellenza delle nostre imprese, rappresentando un appuntamento strategico in un momento difficile: lo dimostrano i buyer internazionali e italiani che si sono registrati, con numeriche in linea con quanto successo nel recente passato, per visitare i saloni. I dati, dunque, sono incoraggianti e lasciano spazio all'ottimismo, alla volontà di proteggere un sistema moda come quello degli accessori, apprezzato nel mondo intero e che sicuramente si riprenderà. Dobbiamo superare questo momento complesso essendo consapevoli che, di fronte ad una situazione che mette in crisi la manifattura italiana, è necessario un intervento deciso, con il supporto del Governo, per individuare soluzioni che tutelino sia le aziende in affanno che i lavoratori, i quali necessitano di certezze e garanzie nel breve e nel lungo periodo".
(Foto: Kelly Sikkema | Unsplash)