Facebook Pixel
Milano 17:35
33.570 0,00%
Nasdaq 20:50
19.406 -0,56%
Dow Jones 20:50
41.598 +0,49%
Londra 17:35
8.278 +0,06%
Francoforte 17:35
18.633 -0,35%

Tassa di soggiorno, genera 775 milioni di euro ma la chiede solo il 22% dei Comuni

La maggior parte delle località puntano sul "tourist tax free"

Economia, Turismo
Tassa di soggiorno, genera 775 milioni di euro ma la chiede solo il 22% dei Comuni
(Teleborsa) - Nel 2023 hanno istituito la tassa di soggiorno soltanto 1.268 comuni, circa uno su 5 (il 22%) degli aventi diritto. Ad oggi l'imposta può essere istituita dai capoluoghi di provincia e dai comuni inclusi negli elenchi regionali delle località turistiche o delle città d'arte e da quelli che hanno sede giuridica nelle isole minori o nel cui territorio insistano isole minori. Uno studio della Banca d'Italia diffuso nel 2018 aveva quantificato in 5.730 i comuni che rientrano in queste categorie, circa il 70% del totale. Ma, forse nel timore che si traduca in un deterrente per i turisti, soltanto il 22% di questi (1.268) ha di fatto applicato il tributo nel 2023. Si tratta comunque di un numero in aumento rispetto agli anni precedenti: i comuni che applicavano la tassa sono stati 1.143 nel 2022, 1.059 nel 2021, 1.046 nel 2020 e 1.003 nel 2019. Nonostante questo le entrate che ne derivano crescono ogni anno e nel 2023 hanno raggiunto quasi 775 milioni di euro. È quanto emerge da un'elaborazione del Centro studi enti locali basata su dati Mef, Banca d'Italia e Istat.

I prelievi maggiori in cifre assolute sono quelli delle città, Roma sopra a tutte, e poi Firenze e Milano. Ma in termini pro capite il comune che si è arricchito di più grazie all'imposta è quello di Corvara di Badia, in Trentino Alto Adige. Qui le tante strutture turistiche e i pochi residenti hanno dato come risultato un prelievo per abitante pari a 1.448 euro, contro una media nazionale di 26. I comuni del Trentino Alto Adige, del resto, popolano fittamente la classifica delle dieci città dove l'imposta di soggiorno genera più gettito pro capite. Oltre a Corvara si trovano anche Selva di Val Gardena, Avelengo, Tirolo, Sesto, Scena e Badia. Fanno eccezione solo Limone Sul Garda, in provincia di Brescia, al secondo posto con 1.404 euro riscossi per ogni abitante, il comune piemontese di Sestriere (648 euro) e soprattutto Positano, l'unica località meridionale nella classifica, al nono posto con 614 euro.

Ma a fronte di chi incassa tanto c'è invece qualcun altro che dall'imposta di soggiorno non guadagna nulla, o quasi. In Molise, dei 56 comuni che avrebbero potuto istituire il prelievo, nessuno ha voluto introdurlo nel quinquennio 2019-2023. La regione è stata l'unica "tourist tax free", almeno fino al 2024, quando Campobasso ha cominciato a chiedere una tassa di soggiorno di un euro, la più conveniente di tutti i capoluoghi di regione.

Intanto il ministero del Turismo ha deciso di accelerare la riforma della tassa di soggiorno. L'ultima bozza di decreto circolata parla della possibilità di un aumento per raggiungere, negli alberghi extralusso da oltre 750 euro a notte, anche i 25 euro al giorno. Per i pernottamenti inferiori ai 100 euro la tassa potrebbe invece arrivare massimo a 5 euro. Spendendo tra i 100 e i 400 euro l'imposta verrebbe invece a costare fino a 10 euro e se si paga la notte tra i 400 e 750 euro, massimo 15 euro. La nuova imposta potrebbe essere estesa anche ad un numero più ampio di città, cioè a tutte quelle che vorranno applicarla. Ad oggi invece la possono riscuotere solo i capoluoghi, le unioni di comuni e i comuni turistici. Ciò significa che, con la riforma, la platea delle città che la richiedono ai loro visitatori potrebbe allargarsi da 5.730 a 7.902 unità. Ma non è detto che questo ampliamento possa effettivamente portare più comuni a introdurre la tassa di soggiorno.

Un'altra novità potrebbe riguardare la destinazione degli incassi, che ora vengono utilizzati per finanziare interventi nel settore del turismo ma che, con la riforma, potrebbero essere dirottati anche sulla raccolta e lo smaltimento dei rifiuti. Un problema che, soprattutto in grandi città come Roma, è legato anche ai flussi turistici ma pesa sui costi di gestione pagati soltanto dai cittadini. L'idea, come si può intuire, non piace affatto agli operatori del settore turistico, già ostili a un'imposta che, pesando sulle tasche dei loro ospiti, li scontenta. ì
Condividi
```