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Kirby: "Più vicini che mai ad un accordo sul cessate il fuoco a Gaza"

Gli USA pronti a difendere Israele in caso di escalation del conflitto

Economia
Kirby: "Più vicini che mai ad un accordo sul cessate il fuoco a Gaza"
(Teleborsa) - Durante un briefing con un gruppo ristretto di giornalisti, John Kirby, portavoce del Consiglio per la Sicurezza Nazionale, ha espresso ottimismo riguardo i progressi verso un accordo di cessate il fuoco a Gaza. "Siamo più vicini che mai a un accordo sul cessate il fuoco" ha dichiarato Kirby, segnalando un possibile cambio di fase nel protratto conflitto nella regione. "Se ci sarà un'escalation in Medio Oriente, gli Stati Uniti sono pronti a difendere Israele e noi stessi nel modo appropriato", prosegue il portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale.

Come riporta Washington Post: "Il timore di una risposta iraniana a Israele è ancora alto, ma funzionari della Casa Bianca ritengono che gli sforzi del presidente americano Joe Biden per frenare l'Iran dopo l'assassinio del capo politico di Hamas Ismail Haniyeh a Teheran stiano dando i loro frutti e la repubblica islamica potrebbe riconsiderare il suo piano di risposta "pesante".

Il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu, durante una visita alla base di reclutamento dell'esercito di Tel Hashomer, ha esortato i cittadini israeliani a rimanere calmi e composti, sottolineando che Israele è preparato per la difesa e l'attacco e si sta impegnando attivamente nella difesa del paese. Netanyahu ha lodato le truppe, definendole la "spina dorsale della nazione".

Il comandante dell'Esercito iraniano, Abdolrahim Mousavi, ha denunciato le azioni di Israele, promettendo una risposta severa dell'Iran all'uccisione del leader di Hamas, Ismail Haniyeh, e dichiarando che la nomina di Yahya Sinwar come nuovo capo dell'ufficio politico di Hamas dimostra la continua resistenza palestinese. Il ministro degli Esteri iraniano ad interim, Ali Bagheri, ha criticato alcuni paesi europei per non aver condannato le azioni di Israele, che lui definisce terroristiche e violatrici del diritto internazionale. Bagheri ha espresso frustrazione per la mancanza di azioni punitive da parte del Consiglio di Sicurezza dell'ONU contro Israele, nonostante le accuse di aggressioni. Nel frattempo, durante un colloquio telefonico con l'omologo austriaco, Alexander Schallenberg, è stata evidenziata l'importanza di una diplomazia attiva per ridurre le tensioni nella regione.

La situazione richiede un delicato equilibrio diplomatico. Antonio Tajani, ministro degli Esteri e vicepresidente del Consiglio italiano, ha ribadito gli sforzi del G7 e altri attori regionali nel promuovere la prudenza e la moderazione per evitare una guerra regionale che avrebbe conseguenze disastrose. "Stiamo facendo di tutto, come G7, con i Paesi arabi dell'area, l'Iraq, tutti quanti stiamo invitando l'Iran a usare la massima prudenza in questa reazione". Lo ha detto il ministro degli Esteri e vicepresidente del Consiglio, a Morning News, su Canale 5. "Naturalmente è un appello lanciato anche a Israele perché tutte le parti in causa devono rendersi conto che superare un certo limite nello scontro significa poi dar vita a una guerra regionale che avrebbe delle conseguenze molto gravi", ha proseguito Tajani. "Stiamo lavorando giorno e notte attraverso i canali diplomatici, iniziative, colloqui, cercando di convincere gli interlocutori anche i più vicini all'Iran, di spingere affinché Teheran non abbia una reazione sproporzionata. Speriamo che la diplomazia possa ottenere dei risultati positivi, non bisogna mai demordere, quando si vuole costruire la pace. Naturalmente anche Israele deve fare la sua parte, comprendere che nelle sue mani c'è anche la stabilità dell'intera area, fermo restando che deve garantire la propria indipendenza", ha aggiunto.

"Continuiamo a dire assolutamente di non recarsi nel sud del Libano e di utilizzare la massima prudenza. Chi può rientrare è meglio che lo faccia", ha ribadito Tajani. "Gli italiani che sono in Libano sono circa 4mila. Gran parte però ha il doppio passaporto e sono residenti. Ce ne sono 300-350 invece che sono lì per lavoro o per altre ragioni. Qualcuno è già rientrato con gli aerei di linea, ascoltando il nostro appello, si tratta di una decina di persone", ha proseguito. "Comunque la nostra ambasciata a Beirut e la nostra unità di crisi del ministero degli Esteri lavora 24 ore su 24 per dare tutte le informazioni necessarie ai nostri connazionali che avessero bisogno di sapere come cercare di rientrare", ha concluso.


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