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Vendite al dettaglio, Istat: a maggio +0,4% su mese e anno, calano i volumi su base tendenziale (-0,8%)

Ripresa dei consumi più lenta delle attese: la preoccupazione di consumatori e imprese.

Economia
Vendite al dettaglio, Istat: a maggio +0,4% su mese e anno, calano i volumi su base tendenziale (-0,8%)
(Teleborsa) - A maggio 2024 Istat stima per le vendite al dettaglio una variazione congiunturale positiva sia in valore sia in volume (rispettivamente +0,4% e +0,2%). Le vendite dei beni alimentari sono in aumento (+1,1% in valore e +0,8% in volume) mentre quelle dei beni non alimentari sono in calo (-0,2% in valore e in volume). Nel trimestre marzo - maggio 2024, in termini congiunturali, le vendite al dettaglio sono in aumento in valore (+0,1%) e in diminuzione in volume (-0,1%), così come quelle dei beni alimentari, mentre le vendite dei beni non alimentari sono invariate in valore e registrano un lieve calo in volume (-0,1%).

Su base tendenziale, a maggio 2024, le vendite al dettaglio aumentano dello 0,4% in valore e diminuiscono dello 0,8% in volume. Le vendite dei beni alimentari sono in crescita dell’1,4% in valore e in calo dello 0,8% in volume, mentre quelle dei beni non alimentari diminuiscono sia in valore sia in volume (rispettivamente -0,3% e -0,8%). "Tra le forme distributive sono in crescita le vendite della grande distribuzione e delle imprese operanti su piccole superfici, mentre si registra un calo per quelle al di fuori dei negozi e online", ha commentato l'Istat.

“Anche a maggio a fronte di un incremento del valore delle vendite del +0,4% si registra una flessione del volume pari al -0,8% - spiega il presidente di Assoutenti, Gabriele Melluso – La situazione peggiore è quella dei beni non alimentari le cui vendite, sul 2023, calano sia in volume che in valore, attestano un taglio dei consumi non primari da parte delle famiglie”. "Rialzo insoddisfacente. Un lieve recupero dopo i cali congiunturali di aprile e marzo. Va un po' meglio per le vendite alimentari, anche se era inevitabile un rimbalzo dopo il crollo dello 0,6% del mese precedente. Gli alimentari, grazie al calo dell'inflazione, sono in territorio positivo anche in volume, ma anche in questo caso salgono dello 0,8% su aprile quando in aprile erano scese dello 0,8% su marzo. Insomma, sali e scendi a parte, restano stabili su due mesi fa" afferma Massimiliano Dona, presidente dell'Unione Nazionale Consumatori.

"I dati sulle vendite al dettaglio continuano ad essere negativi, al punto che nei primi 5 mesi dell’anno si registra una diminuzione complessiva in volume del -1,1% rispetto allo stesso periodo del 2023, con le vendite dei beni non alimentari che rimangono ferme anche in valore". Lo afferma il Codacons. "E se a maggio il commercio ha registrato l’ennesimo flop, la situazione non migliorerà con i saldi estivi in partenza domani in tutta Italia – avvisa l’associazione – La quota di consumatori interessati agli sconti di fine stagione registra quest’anno una flessione, al punto che poco più di una famiglia su 2 (il 55%) dichiara di voler acquistare almeno un capo in saldo".

"I dati confermano per il mese di maggio una situazione contraddistinta dalla fragilità dei consumi, nonostante la stabilizzazione dell’inflazione. In questo scenario, segnato ancora dall’attenzione delle famiglie al proprio potere d’acquisto e da una domanda interna che fatica a ripartire, si aggiungono gli effetti dell’instabilità climatica. Perdura infatti la siccità in alcune aree insulari e delle regioni meridionali che sta comportando effetti negativi sulle produzioni agroalimentari, mentre al Nord l’andamento anomalo dell’estate sta impattando sulle vendite di alcuni comparti legati alla stagionalità", ha commentato Federdistribuzione.

"Della crescita di 9,1 miliardi del potere d’acquisto solo 1,6 miliardi sono stati effettivamente destinati a nuovi consumi, con un saggio di risparmio risalito di ben 2,6 punti nell’arco di un trimestre – ha fatto notare Confesercenti –. Ampliando lo sguardo in prospettiva storica ed escludendo l’eccezionale periodo dei lockdown, le famiglie italiane non manifestavano una disponibilità al consumo tanto bassa dal lontano 2009. Il consistente abbassamento della propensione al consumo può essere collegato alla necessità di ricostituire i risparmi bruciati durante due anni di alta inflazione, e anche al permanere degli alti tassi di interesse, che da una parte comportano una riduzione dei flussi di credito, dall’altra aumentano il rendimento del risparmio".

"Il modesto miglioramento rilevato, in termini congiunturali, dai volumi delle vendite nel mese di maggio, pur rappresentando un segnale positivo, contiene elementi che inducono a leggere il dato con prudenza – ha commentato Confcommercio –. La ripresa di maggio è stata guidata in larga parte dal recupero degli alimentari, settore che aveva scontato un’importante riduzione degli acquisti da parte delle famiglie, mentre per molte voci del non alimentare - abbigliamento, calzature e mobili - le dinamiche si confermano ancora molto deludenti. Non c’è particolare ottimismo sui saldi estivi, anche se è prevedibile un miglioramento del volume degli acquisti".


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