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Banca Ifis, Economia italiana della Bellezza: vale quasi 600 miliardi, 2023 anno record

rappresenta il 29,2% del PIL nazionale

Economia
Banca Ifis, Economia italiana della Bellezza: vale quasi 600 miliardi, 2023 anno record
(Teleborsa) - Bellezza fattore distintivo del Made in Italy. Un soft power che nasce dall’eccellenza italiana, unendo sotto un denominatore comune tradizione, tecnologia, design e personalizzazione: è questa la sintesi della nuova edizione di “Economia della Bellezza”, la piattaforma progettuale creata nel 2021 da Banca Ifis, con l’obiettivo di valorizzare quel comparto trasversale del tessuto imprenditoriale nazionale che, valorizzando il bello e il saper fare artigiano, rappresenta l’eccellenza del Made in Italy.

"Il progetto Economia della Bellezza è nato quattro anni fa con un’ambizione: costruire una piattaforma per valorizzare il patrimonio italiano di Bellezza. Un patrimonio che si esprime – come in nessun altro Paese al mondo – anche nell’industria e che l’Italia ha saputo esaltare trasformando arte, cultura, paesaggio ed eticità in valore economico. Questo valore economico, nel 2023, è aumentato, sia in termini assoluti sia nel contributo al sistema Italia, arrivando a 595 miliardi di euro e sfiorando il 30% del valore complessivo del Prodotto Interno Lordo italiano", ha dichiarato Ernesto Fürstenberg Fassio, Presidente di Banca Ifis.
" La Bellezza è una caratteristica distintiva e universalmente riconosciuta che consente ai nostri prodotti di essere più competitivi e più resilienti, come dimostra la ricerca internazionale condotta dall’Ufficio Studi della nostra Banca. Qualità, tradizione e personalizzazione sono gli elementi distintivi dei manufatti Made in Italy e la garanzia di un’esperienza di acquisto memorabile. Per questo, l’edizione 2024 di Economia della Bellezza si focalizza sul tema del “saper fare” e sulla creatività dei Maestri d’Arte, vero motore di questa ricchezza tutta italiana fatta di persone e tradizioni tramandate di generazione in generazione. Con la sua capacità di produrre occasioni di collaborazione virtuose tra soggetti pubblici e privati, come dimostra anche la nostra collaborazione con la Biennale di Venezia, Banca Ifis intensificherà nei prossimi anni il proprio impegno per sostenere le imprese della Bellezza. Perché la Bellezza è valore e valori", ha sottolineato ancora il Presidente Fürstenberg Fassio,

Nel dettaglio: secondo i dati raccolti da Banca Ifis, l’economia italiana della bellezza vale 595 miliardi di euro, un dato in crescita del 19% rispetto ai 499 miliardi di euro di fine 2022, grazie soprattutto all’aumento dei settori moda, cosmetica, enogastronomia e turismo culturale.

Complessivamente, il comparto genera il 29,2% dell’intero Pil nazionale, in aumento di 3 punti percentuali rispetto al 26,1% del 2022 e addirittura di 5 punti percentuali rispetto al 2021. Merito di un indotto costituito da oltre 346mila imprese che, nella sua analisi, la Banca ha suddiviso in tre ambiti: le imprese del turismo culturale e paesaggistico, imprese “design-driven” attive nei settori per esempio dell’Agricoltura, dell’Automotive, della Moda, del Sistema Casa e della Cosmetica, e imprese “purpose-driven”, che si contraddistinguono per il loro modo etico e responsabile di fare impresa. Un ecosistema che, dunque, considera non soltanto le aziende tradizionalmente associate alla bellezza, ma anche quelle dei settori industriali e produttivi e, soprattutto, le realtà che al "fatto bene" aggiungono la capacità di generare un impatto sociale positivo su comuni, province, regioni, pmi, territori e persone.

Oltre al peso sul Pil, dallo studio condotto da Banca Ifis emerge che alla base del successo del Made in Italy ci sono il “saper fare” artigiano e la possibilità di personalizzazione. Elementi che permettono al Bel Paese di spiccare nell’offerta globale e di competere sui mercati internazionali. Una analisi condotta sui cinque principali mercati di riferimento per l’export italiano (Cina, Regno Unito, Stati Uniti d’America, Germania e Francia) ben il 92% degli intervistati si dichiara disposto a pagare di più per acquistare prodotti che siano certificati Made in Italy. Stando alle risposte, i motivi di questa disponibilità sono sostanzialmente tre: alta qualità, attenzione ai dettagli e design ricercato. A questo si aggiunge poi l’elemento della tradizione, universalmente riconosciuto all’Italia grazie a secoli di storia in cui l’artigianato ha saputo imporsi come eccellenza mondiale. Tradizione che va di pari passo con l’innovazione: per l’81% degli imprenditori interpellati dall’analisi di Banca Ifis, la tecnologia rappresenta un fattore imprescindibile, in grado di incrementare la velocità di produzione, la sicurezza sui luoghi di lavoro, migliorare la gestione della supply chain e ridurre costi e consumi.

Combinando luoghi di turismo, beni di alta qualità e innovazione tecnologica, il valore del soft power italiano sta così continuando ad aumentare, posizionandosi stabilmente al nono posto del Global Soft Power Index redatto annualmente da Brand Finance. Il primato, invece, l’Italia se lo prende nell’ambito delle competenze. Sempre secondo la ricerca di Banca Ifis, ben il 76% dei consumatori dei principali mercati dell'export italiano sarebbe disponibile a spendere di più per i prodotti Made in Italy per via della riconosciuta competenza e del “know-how” in ambito artigiano. Primato che sottolinea, "ancora una volta, lo straordinario appeal della nostra industria, riconosciuta globalmente per l’elevato livello di personalizzazione e qualità dei prodotti".
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