(Teleborsa) - Il comparto del
tonno in scatola si conferma uno dei più strategici dell'alimentare italiano, attestando il nostro Paese al
secondo posto dopo la Spagna in termini di produzione e
fra i primi nel mondo quanto a consumi. E' quanto emerge dai dati diffusi oggi dall'
ANCIT, l’Associazione Nazionale dei Conservieri Ittici e delle Tonnare, che rappresenta il 95% delle aziende che producono e distribuiscono sul mercato italiano le conserve ittiche (tonno in scatola, acciughe sotto sale e sott’olio, sgombro, salmone e altri prodotti della pesca conservati).
"Il 2023 non è stato un anno facile per il comparto delle conserve ittiche, con uno shock inflazionistico che ha generato una perdita dei volumi sui mercati", ha ammesso
Giovanni Battista Valsecchi, Presidente di ANCIT, aggiungendo "siamo di fronte ad una fase di assestamento che non ha ancora trovato un suo punto di caduta definitivo, per un auspicato rilancio del comparto".
I numeri del settore si stanno riallineando allo scenario pre-Covid, f con una
produzione nazionale di tonno in scatola pari a
73.581 tonnellate (-0,91% sul 2019) ed
esportazioni a quota
27.926 tonnellate (+8,65% sul 2019) mentre il
valore di mercato è pari a 1.674 milioni di euro (+8% sul 2022 e +26,34% sul 2019).
Molto bene sul fronte dei
consumi: sul canale retail (GDO + Discount) si registrano vendite a volume per il tonno sott'olio e al naturale di
quasi 111.000 tonnellate ( in linea con le 111.425 tonnellate del 2019 e -4,59% sul 2022), a fronte di un valore totale di mercato, che include tutti i canali, di circa 1.674 milioni di euro (+7,6% sul 2022 e +20% sul 2019). Le tendenze per singolo prodotto fanno emergere un leggero incremento del tonno al naturale (probabilmente per ragioni salutistiche), a fronte di una stabilità del tonno all'olio.
Quello del tonno in scatola non è solo un comparto strategico, ma anche virtuoso, grazie alla
circular economy, che vede un sempre più e
fficiente impiego delle risorse, dei residui di lavorazione e dell'e
nergia. Grazie all'upcycling e ai processi innovativi, una volta selezionata la porzione di pesce da destinare all'inscatolamento (43-45% del totale), il resto del tonno pescato (pari a oltre il 50% - carne rossa, pelle, scheletro, testa, ecc.), può essere trasformato in numerosi co-prodotti destinati all'alimentazione e/o utilizzati nella farmaceutica, nutraceutica e nella cosmesi. Anche gli
italiani si scoprono
virtuosi nel riciclo delle scatolette di tonno, fatta da materiali riciclabili al 100% all'infinito (Acciaio e alluminio). L'Italia è il Paese che più di ogni altro in Europa ricicla, arrivando
al 71,5% effettivo.