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Salone del Risparmio 2024, il valore del brand delle Reti fra tradizione e dinamismo bankers

Finanza
Salone del Risparmio 2024, il valore del brand delle Reti fra tradizione e dinamismo bankers
(Teleborsa) - Il valore del brand delle reti di consulenza finanziaria, nella percezione degli investitori e dei giovani che si propongono quali futuri bankers, è legato in parte alla tradizione dell'Istituto bancario da cui nascono, dall'altro ad una serie di fattori che hanno a che fare con la consulenza personalizzata, la proattività e dinamismo dei consulenti e con l'innovazione. Lo rivela una indagine condotta da Assoreti, l’Associazione delle Società per la Consulenza agli Investimenti, che con il contributo dell’istituto di ricerca finanziaria FINER su 1.500 professionisti (consulenti finanziari e dipendenti bancari), 1.000 investitori finali e 500 laureati alla prima esperienza lavorativa o in cerca di nuove prospettive professionali.

La ricerca, illustrata in occasione del Salone del Risparmio 2024 alla presenza di Marco Tofanelli, Segretario Generale Assoreti, è stata presentata da Nicola Ronchetti (Founder & CEO FINER) e dibattuta da Enrico Maria Cervellati (Founder & CEO di EMC3 Solution, Professore di Finanza all’Università LINK di Roma), insieme ad esperti e professionisti del settore della comunicazione, Paola Moscatelli (Communication e Marketing Director) e Luca Josi (già Responsabile Brand Strategy, Media & Multimedia Entertainment TIM).

La ricerca conferma che, se da un lato il brand delle banche resta legato a relazioni familiari che si trasmettono di generazione in generazione (al 77% per gli investitori finali, al 64% per giovani neolaureati o al primo impiego), le Reti risultano oggi maggiormente conosciute per "passaparola", cioè perché vengono consigliate da amici o parenti (69% per gli investitori, 71% per i giovani) e per una maggiore proattività dei consulenti nell’avviare un rapporto con gli investitori (29%) ed i giovani (21%). Chi investe cita quali punti di forza l'avere un consulente dedicato (85%) o la qualità del servizio nella gestione del patrimonio familiare (69%). I giovani apprezzano, invece, l’innovazione digitale del servizio (75%) e la possibilità di offerta di consulenza su mutui e prestiti (22%). Tuttavia, per entrambi la solidità e affidabilità delle Reti resta il primo requisito di avvicinamento all’industria (88% per gli investitori, 85% per i giovani).

Tra tutti gli aspetti monitorati dall’analisi, la percezione del brand per i giovani riflette positivamente i fattori di dinamismo (79%), innovazione (81%), multicanalità (69%), sostenibilità (42%) e pubblicità (34%); per gli investitori emergono invece come elementi essenziali, la consulenza finanziaria e patrimoniale (85%) e il consulente finanziario al centro della strategia (79%). Aggregando i diversi indicatori, in generale, ad attrarre gli investitori è in prima linea l’immagine aziendale delle Reti (24%) e la qualità dei servizi e prodotti erogati (22%); per i giovani le Reti si caratterizzano positivamente per la comunicazione e l’innovazione (26%) e l’impatto sociale generato (14%).

Fra i giovani interessati a intraprendere la professione di consulente finanziario, un terzo considera oggi la consulenza come opportunità di carriera e il 27% sarebbe interessato a comprendere meglio la professione. Si tratta per lo più di ragazzi con una formazione economica (45%) ma emergono anche percorsi formativi non scientifici, come scienze politiche (38%), giurisprudenza (36%) e psicologia (33%). In generale, il 44% dei rispondenti interessati è in cerca di impiego. Al perché lanciarsi in questa professione, l’82% manifesta un interesse generale per la finanza, ma conta anche la possibilità di lavorare in un settore solido e in crescita (66%), gestire meglio il proprio tempo (59%) e avere l’occasione di fare carriera (49%). Per ingraprendere questa carriera, il 71% ritiene fondamentale l’affiancamento a un manager senior o un programma di formazione dedicato (65%).

Per chi già opera nel settore, gli aspetti più importanti sono il capitale umano (29%), l'immagine aziendale (27%) e l’offerta di servizi e prodotti (25%). Tra i bancari che si dicono propensi oggi a valutare un cambio di carriera come Consulente Finanziario il 38% sono uomini e il 29% donne, per il 38% di età tra i 30-40 anni e al 35% dai 40 ai 50, di cui il 52% già possiede un portafoglio clienti e al 44% opera per grandi realtà bancarie.
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