(Teleborsa) - Le
proiezioni riviste nella NADEF del Governo rappresentano "un
significativo allentamento della politica fiscale rispetto agli obiettivi precedenti". Lo afferma Fitch Ratings in un report sul tema, sottolineando che previsioni aggiornate dell'agenzia di rating sul disavanzo delle amministrazioni pubbliche puntano al 5,2% del PIL nel 2023 e al 4,2% nel 2024, ora vicine ai nuovi obiettivi del governo dopo le revisioni al rialzo di 0,8 punti percentuali e 0,7 punti percentuali rispetto alla stima di maggio.
Fitch prevede un calo del debito pubblico/PIL inferiore rispetto alla stima di maggio, anche se il rapporto debito/PIL è inferiore a causa delle revisioni statistiche che hanno sostenuto il PIL nel 2021-2022.
L'agenzia di rating ora prevede che il
rapporto debito pubblico/PIL scenderà di 1,3 punti percentuali al 140,3% quest’anno, meno del 2,2 punti percentuali previsti nella revisione di maggio, riflettendo la revisione del deficit. Inoltre, proietta una stabilizzazione del debito al 140% del PIL entro la fine del 2025, poiché il ritorno a un avanzo primario è controbilanciato dagli aggiustamenti stock-flussi e dall'aumento dei costi del servizio del debito.
Tuttavia, le ampie revisioni del PIL effettuate dall'ISTAT per il periodo 2021-2022 a settembre hanno ridotto il rapporto debito/PIL di fine 2022 di quasi 3 punti percentuali. Di conseguenza, le previsioni debito/PIL per la fine del 2025 sono ancora inferiori di 1,6 punti percentuali rispetto a quanto previsto a maggio. Il
differenziale tra crescita e interessi diventa negativo nel 2026, richiedendo un maggiore aggiustamento fiscale per mantenere poi stabile il rapporto debito/PIL.
"Il sostegno pubblico al governo Meloni ha retto e la sua maggioranza parlamentare è più stabile rispetto a molte amministrazioni precedenti - si legge nel report - Ma deve affrontare una notevole pressione politica affinché mantenga maggiormente i suoi impegni elettorali, il che pesa sulle prospettive di un maggiore consolidamento e sulle riforme per ridurre i rischi fiscali. Anche la possibilità che i recenti rendimenti marcatamente più alti del debito italiano continuino ad aumentare ulteriormente i costi del servizio del debito, e i rischi sul percorso del disavanzo derivanti dall'applicazione finale del programma Superbonus, creano
qualche incertezza sul rispetto delle regole fiscali dell'UE".