(Teleborsa) -
Cresce meno del previsto l'inflazione in Giappone nonostante un dato core che resta ai massimi da oltre 40 anni. Secondo l'Ufficio nazionale di statistica,
l'indice dei prezzi al consumo (CPI) ha registrato a giugno un
aumento del 3,3% su anno, inferiore al consensus che indicava una crescita del 3,5% e dopo il +3,2% di maggio. Il dato su base mensile evidenzia un aumento dello 0,1% dopo il dato invariato di maggio.
A questi livelli, l'inflazione resta
ben oltre il Target del 2% fissato dalla Bank of Japan. Anche il dato che esclude gli alimentari ha registrato un aumento del 3,3% dopo il 3,2% precedente.
Il
dato core, che esclude la componente alimentare e l'energia, resta invece
sostanzialmente invariato, registrando un
+4,2% a livello tendenziale, restando ad un livello
record da oltre 40 anni. Una dinamica che ha a che fare con la
crescita dei prezzi dell'energia, anche se i sussidi offerti dal governo alle famiglia sull'aumento del costo dell'energia hanno allentato la corsa dell'inflazione.
Nonostante l'inflazione Core resti così alta, i dati odierni
allentano le pressioni sulla banca centrale affinché ponga fine alla politica ultra-espansiva improntata in quest'ultimo decennio e, soprattutto, perché ponga termine al meccanismo di controllo della curva dei rendimenti
(YCC).
La Bank of Japan, al momento, non pare intenzionata a modificare la sua politica nel breve termine, ma si è fatto cenno ad un
eventuale cambiamento nel corso dell’anno o all’inizio del 2024, quando la crescita dei salari si stabilizzerà. Per il governatore della BoJ azuo Ueda ci vorrà del tempo perché l'inflazione torni sul target del 2%.