(Teleborsa) -
L'Italia è un Paese che spende poco in istruzione e dove la percentuale di giovani che abbandonano precocemente gli studi è fra le più alte in UE, così come ila percentuale dei NEET, cioè di giovani che non si dedicano ad alcuna attività di studio o lavoro. E' quanto conferma una fotografia scattata dall'
Istat, che ha pubblicato oggi il Rapporto "
Noi Italia 2023".
Si spende poco in istruzione. Nel 2021, in Italia, la
spesa pubblica per istruzione rappresentava il
4,1% del PIL, collocandosi ancora al di sotto della media UE, che nello stesso periodo era del 4,9%. Negli anni, vi è stato però un progressivo miglioramento del livello di istruzione delle persone tra i 25 e i 64 anni. Nel 2022, la
percentuale di adulti poco istruiti era del 37,4%, con una quota di popolazione che ha conseguito al più il titolo di licenza media prevalente nella componente maschile (40,1%) rispetto a quella femminile (34,8%).
L'abbandono scolastico resta una piaga italiana. Elevatissimo l'abbandono scolastico che si conferma una piaga italiana. Nel 2022, la percentuale di giovani tra i 18 e i 24 anni d’età che hanno
abbandonato precocemente gli studi è stata dell'
11,5%, in calo rispetto alla stima del 2021, ma più elevato del
benchmark europeo per il 2030 fissato al
9%. L’abbandono precoce degli studi caratterizza più i ragazzi (13,6%) delle ragazze (9,1%)ed è in media piò elevato nel Mezzogiorno (15,1%).
Pochi laureati. Nel 2022, la quota di giovani in possesso di un titolo di
studio terziario (laurea) è del
29,2% tra i 25 e i 34 anni. Il divario di genere è molto ampio ed a favore delle donne (il 35,5% verso 23,1% dei ragazzi). Percentuali che si rivelano ancora lontanissime dall’
obiettivo medio europeo recentemente ridefinito al 2030 che punta ad una percentuale del
45%.L'Italia resta la patria dei NEET. Nel 2022, la quota di giovani che non lavorano e non studiano sulla popolazione di età tra i 15 e i 29 anni è stimata
al 19% ed è più elevata tra le ragazze (20,5%) che tra i ragazzi (17,7%).
E della scarsa formazione. La partecipazione degli adulti alle attività formative - fondamentale per favorire l’occupabilità degli individui e la loro vita sociale e relazionale - interessava nel 2022
il 9,6% della popolazione nella fascia d’età tra i 25 e i 64 anni (il 9,4% della componente maschile e il 9,9% di quella femminile). La quota resta stabile rispetto al 2021, anno nel quale si è registrato un importante aumento, dopo il significativo calo del 2020 dovuto certamente alle limitazioni governative agli spostamenti e alle attività imposte per arginare la pandemia da COVID-19.