(Teleborsa) -
Il prossimo 4 maggio, a Francoforte, la
BCE si troverà di nuovo
di fronte alla forbice del diavolo:
aumentare con decisione i tassi di interesse, rischiando così di innescare una recessione in Europa;
moderare l'aumento dei tassi di interesse, rischiando una ripresa dell'inflazione. Non è una scelta facile ma esistono almeno
tre buone ragioni che dovrebbero indurre la BCE ad assumere una
postura meno aggressiva sul fronte dei tassi di interesse.
E' quanto sottolinea l'economista
Andrea Ferretti, nell'ultima
Ecopillola, dedicata alle prossime mosse di politica monetaria dell'Eurotower. Una analisi che, come sempre, conduce punto per punto.
1 - CrescitaLa prima ragione è connessa con la crescita. Incredibilmente
il 2023, che doveva esser l'annus horribilis dal punto di vista della crescita, sia a livello europeo che a livello italiano, si sta trasformando in un
anno di moderata crescita. A livello di Eurozona si stima una crescita dello 0,8%, a livello italiano si stima una crescita
a ridosso dell'1%. E' opportuno ricordare che, a dicembre scorso, Moody's ipotizzava per l'Italia, una discesa del PIL dell'1,4% nel 2023.
Questi dati possono essere
letti in due modi: come un
segnale di resilienza dell'economia a frote dell'aumento die tassi, che incoraggia la BCE a continuare in questa politica aggressiva; oppure come una
insperata opportunità per l'Europa di evitare una recessione, data per certa, che implica la necessità di
non stoppare sul nascere questa fragile ripresa con pesanti aumenti dei tassi d'interesse.
2 - BancheLa seconda ragione riguarda invece le banche. La recente
crisi delle banche, nata nella Silicon Valley, ha dimostrato in tutta chiarezza che una
aggressiva politica di tassi d'interesse, non ha ripercussioni solo su inflazione e crescita, ma è in grado di
generare un elevato rischio di instabilità finanziaria. Una variabile che ha dimostrato di sapersi muovere molto rapidamente, di essere molto contagiosa e di essere anche molto emotiva, perché trainata dall'azione dei social.
3 - ImpreseLa terza ragione riguarda il comparto produttivo, perché il brusco
aumento dei tassi d'interesse sta incidendo sull'
aumento dell'indebitamento delle aziende, che si trovano già sotto shock a causa dei forti aumenti dei costi energetici e delle materie prime. Le aziende lombarde, quest'anno, pagheranno interessi sul debito pari a circa 10 miliardi contro i 6 miliardi del 2022.
Conclusioni Il problema è che questo citato mix di costi inizia a
riflettersi sulla quantità di credito deteriorato nella pancia delle banche europee ed il rischio è che questo aumento di crediti deteriorati costringa le banche ad effettuare
maggiori accantonamenti al Conto economico, a fronte della
maggiore perdita attesa, limitando così la possibilità , per gli Istituti, di sostenere adeguatamente il tessuto produttivo. Un vero e proprio circolo vizioso. Direi quindi che le motivazioni per
indurre la BCE ad un atteggiamento più soft sul fronte dei tassi non manchino davvero.