(Teleborsa) - In poco più di 10 anni in Italia sono scomparse circa
130 mila imprese guidate da
under 35 (-20%), soprattutto nel Centro-Sud. Così oggi le aziende giovanili sono appena l'8,7% del nostro tessuto imprenditoriale. Lo ha sottolineato il presidente di
Unioncamere,
Andrea Prete, nel suo intervento alla Conferenza nazionale delle Camere di commercio "Progettare il domani con coraggio" a Firenze alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
"Non c'è futuro senza un ambiente favorevole alle
nuove generazioni – ha aggiunto Prete –. Occorre rendere più facile ai giovani imprenditori trasformare le idee in realtà produttive: garantire la libertà di
iniziativa economica è un valore costituzionalmente tutelato. Su questi punti il sistema camerale può e intende fare molto, per aiutare i giovani a mettersi in proprio, orientandoli già durante il percorso scolastico e aiutandoli poi a mettere in pratica i loro progetti". "Oggi siamo chiamati a progettare il futuro e per farlo occorre coinvolgere le energie di tutti. Dovremo fare scelte coraggiose, di cui assumerci le responsabilità".
Il
disallineamento tra
formazione e
mondo del lavoro genera un considerevole mismatch tra domanda e offerta di lavoro. Il sistema informativo Excelsior di
Unioncamere e
Anpal indica che la difficoltà di reperimento nella ricerca di figure professionali è passata dal 26% nel 2019 al 40% nel 2022. Uno spreco, che costa in termini di valore aggiunto delle imprese più di
30 miliardi l'anno. A mancare sono soprattutto i profili
Stem, i più richiesti dal mercato. Un dato che penalizza in particolare le donne, meno propense a scegliere questi indirizzi. è necessario stimolare e favorire le iniziative imprenditoriali guidate da donne, e le nuove tecnologie abilitanti sono preziose alleate per questa sfida.
Export e
turismo - sottolinea Unioncamere - sono traini fondamentali dell'economia italiana. Le piccole imprese hanno però maggiori difficoltà sono sempre meno presenti all'estero. Questo elemento rischia di indebolire il
tessuto produttivo italiano oltre che la
competitività dell'intero Paese. Le Camere di commercio, insieme alla rete delle Camere italiane all'estero - promotrici dell'italicità nel mondo - possono fare la differenza, perché sono in grado di accompagnare le piccole imprese nei percorsi dell'
internazionalizzazione. Bisogna, perciò, rimuovere un provvedimento di qualche anno fa che ha ridotto la possibilità delle Camere di operare su questo fronte, in modo da portare sui mercati internazionali circa 45 mila imprese che sono potenziali esportatrici, con una crescita stimata di circa 40 miliardi di export.
"Le
Camere di commercio sono esse stesse corpi intermedi nel pluralismo della democrazia che assicurano la partecipazione civile ed economica. Sono istituzioni di collegamento tra Stato e mercato, tra locale e globale nel segno della sussidiarietà richiamata nella nostra Costituzione", ha ricordato il presidente Prete sottolineando che "i prossimi anni saranno cruciali per tutti noi. Le rilevanti risorse messe a disposizione dal
PNRR, dai programmi e dai fondi europei e dal mercato rendono l'obiettivo di uscire dalla bassa crescita degli scorsi decenni alla nostra portata".
"Occorre perciò coinvolgere le micro, le
piccole e medie imprese del Paese nella misura più ampia possibile; facilitare l'afflusso delle risorse finanziarie verso validi progetti di investimento; irrobustire il livello delle
competenze manageriali necessarie in un contesto così complesso; sostenere le aggregazioni, il rafforzamento e la crescita delle piccole e medie realtà imprenditoriali in un equilibrio più avanzato tra sostenibilità e competitività. è un autentico progetto Paese per il quale le Camere di commercio si candidano a svolgere un ruolo chiave e fare da pivot, grazie alla prossimità territoriale, alle esperienze maturate, al patrimonio di dati e di conoscenze di cui dispongono", ha concluso il presidente di Unioncamere.