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EGM, le PMI sostengono Piazza Affari. Ma nel 2022 crisi di liquidità e meno IPO

Stato di salute e outlook del segmento di Borsa Italiana dedicato alle PMI ad alto potenziale di crescita

Finanza, IPO
EGM, le PMI sostengono Piazza Affari. Ma nel 2022 crisi di liquidità e meno IPO
(Teleborsa) - Dopo un 2021 spumeggiante per performance (il FTSE Italia Growth ha chiuso l'anno con un +59,8%) e nuove quotazioni (con un nuovo record di 44 IPO), il 2022 di Euronext Growth Milan (EGM) è stato inevitabilmente un bagno di realtà. L'inflazione alle stelle, la guerra in Ucraina e l'aumento dei costi dell'energia hanno portato i tassi di interesse a livelli mai visti dagli anni '80, causando instabilità globale, un significativo calo delle valutazioni e una crescente volatilità. Si tratta di una serie di fattori macroeconomici che non si vedevano da decenni e che hanno portato a significativi cali sui corsi azionari, i quali non hanno risparmiato nemmeno il segmento di Borsa Italiana dedicato alle PMI ad alto potenziale di crescita. L'ex AIM Italia, come negli ultimi anni, ha però continuato ad essere una fonte di ottimismo per Piazza Affari, la quale è sempre più capace di essere un'opportunità per le PMI di raccogliere capitali, ma si trova anche alle prese con un preoccupante svuotamento del listino principale.

Al 20 dicembre 2022, sono 187 le società quotate su Euronext Growth Milan, con quelle che hanno scelto il Segmento Professionale salite a 6. La capitalizzazione di mercato totale di Euronext Growth Milano al 19 dicembre 2022 è di circa 10,3 miliardi di euro, mentre al 31 dicembre 2021 era di 11,5 miliardi di euro (quando il segmento era composto da 174 società e non si era ancora quotato il colosso Technoprobe); alla fine del 2020, la capitalizzazione di mercato totale di EGM era di 5,9 miliardi di euro. Il mercato delle PMI resta comunque marginale per peso a Piazza Affari, se si considera che la capitalizzazione del listino principale (Euronext Milan, ex MTA) è superiore ai 650 miliardi di euro, pur in netto calo rispetto al passato per i traslochi e le revoche di numerose aziende.

La crisi di liquidità

A livello di performance, il FTSE Italia Growth si appresta a terminare l’anno con -20% circa, un calo importante ma nemmeno disastroso considerando gli shock esogeni e le peculiarità del segmento, comunque più accentuato rispetto al FTSE MIB e al FTSE All-Share. "Dopo l’inizio della guerra tutti gli investitori istituzionali hanno venduto le micro-cap, perché avevano riscatti e avevano necessità di essere liquidi, e le piccole sono per definizione illiquide - spiega Corinna zur Nedden, amministratrice delegata di Ambromobiliare - Da lì in poi, il mercato si è tranquillizzato e non finirà l'anno con cali disastrosi, ma tutti rimangono alla finestra e non si muovono, il che porta ad alta volatilità e poca liquidità. I titoli non scambiano e quindi le compliance dei fondi li considerano troppo illiquidi per investire, finendo per farli restare tecnicamente fermi".

Il turnover mensile dell'EGM ha continuato la sua traiettoria discendente nella seconda parte dell'anno, senza mai superare i 170 milioni di euro nel terzo trimestre 2022 e raggiungendo un minimo di 133 milioni di euro a ottobre, -66% rispetto alla performance di ottobre 2021. Considerando i primi undici mesi dell'anno, il controvalore è stato di 2.799 milioni di euro, in calo del 31% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Gli scambi si sono molto più ridotti sull'EGM che sul listino principale, considerano che il turnover di Euronext Milan è diminuito di "solo" il 5,7% negli 11 mesi 2022, secondo i dati di Borsa Italiana.

"Basterebbero poche settimane di buona liquidità per far uscire i titoli dalle watchlist negative dei gestori, perché quando si alza la liquidità si possono muovere più liberamente", afferma zur Nedden. Questo, secondo l'esperta, avrebbe effetti positivi anche sui nuovi sbarchi in Borsa: "Se ti presenti in IPO con una valutazione di 8x quando il mercato scambia a 5x, il gestore ti fa notare che potrebbe comprare sul mercato dei tuoi competitor più conosciuti con minor rischio. È un tema valutativo, ma per le small anche di liquidità. In sostanza, serve un po’ di ottimismo e che gli scambi aumentino".

Le nuove quotazioni

Con il crollo dei mercati azionari e il rapido calo delle valutazioni, la raccolta di capitali e lo sbarco in Borsa sono state quest'anno molto più impegnative, anche se fare paragoni con l'anno passato è difficile. Il 2021 ha rappresentato infatti un anno record per Euronext Growth Milano in termini di numero di IPO, con 44 nuove quotazioni, significativamente maggiori rispetto alle 21 IPO avvenute nel 2020, ma anche superiori alle 31 quotazioni registrate nel 2019, raccogliendo proventi per 843 milioni di euro (485 milioni di euro escluse le SPAC).

Al 20 dicembre 2022, sono state quotate 23 nuove società nel corso dell'anno, di cui 2 sul segmento Professionale, raccogliendo 882,4 milioni di euro di proventi, di cui 712,5 milioni di euro relativi alla quotazione di Technoprobe. Escludendo Technoprobe, i capitali totali raccolti sono stati di circa 170 milioni di euro, con un deal size medio di 7,7 milioni e una capitalizzazione di mercato media all'IPO di 38,9 milioni di euro.

Le IPO del 2022
SocietàData IPORaccolta IPO
(mln di euro)
Capitalizzazione all'IPO
(mln di euro)
Impianti 16/12/2022 2 9
e-Novia 16/12/2022 14,7 166,9
Saccheria F.lli Franceschetti 15/12/2022 2 10,9
Eprcomunicazione 14/12/2022 3 10,5
ErreDue 06/12/2022 22,5 75
FAE Technology 11/11/2022 5 22,5
Franchetti 29/09/2022 2,5 20,2
Yolo Group 05/08/2022 10 32,5
SIAV 04/08/2022 5 27
Energy 01//202208 30 147,3
Imprendiroma 20/07/2022 6 56
Pozzi Milano 19/07/2022 2 17
G.M. Leather 13/07/2022 3,9 19,4
Solid World Group 06/07/2022 6,5 16,5
Laboratorio Farmaceutico Erfo 29/06/2022 3,5 13,5
Bellini Nautica 15/06/2022 3,6 16,5
High Quality Food 09/06/2022 2,9 16,9
Redelfi 08/06/2022 3,5 10,1
Bifire 31/05/2022 10 64
Farmacosmo 30/03/2022 22,3 75,3
Rocket Sharing Company 28/02/2022 4 9,1
Technoprobe 15/02/2022 712,5 712,5*
Altea Green Power 01/02/2022 5 19,4
*tiene conto delle sole azioni quotate di Technoprobe (equity value totale post-money pari a 3,4 miliardi)

Con meno soldi assegnati dai gestori alle operazioni di quotazione, solo le aziende con qualità più elevate e una solida equity story possono superare i severi requisiti per lo sbarco in Borsa. In questo senso, l'autoselezione è diventata più importante e questo potrà far funzionare la pipeline delle IPO in modo più efficace anche nei prossimi trimestri.

"Siccome quest'anno c’è stata maggiore incertezza e avversione al rischio da parte degli investitori, sono state premiate le aziende con maggiore visibilità sull'andamento economico-finanziario futuro - spiega Francesco D'Antonio, responsabile del Corporate Finance di Integrae SIM - Tipicamente si è trattato di società in crescita, con idee chiare su come competere, modelli di business stabili con generazione di ricavi prevedibile e con una visibilità ampia sui risultati futuri".

Molte delle IPO del 2021 - prive di supporti di valutazione, flussi di cassa e dividendi - avrebbero fatto fatica ad andare in porto in un mercato ribassista, indipendentemente dall'esuberanza dello scorso anno. Ma insieme al cambiamento delle valutazioni, ai problemi nei flussi dei fondi e ai riscatti, la mancanza di liquidità nelle società più piccole ha contribuito a peggiorare le prestazioni delle IPO nel corso dell'anno e ha aggiunto pressione su chi sta valutando questo passo. Integrae SIM, leader dell'EGM per numero di aziende assistite in fase di quotazione, non è comunque troppo negativa sui mesi a venire. "Se vengono selezionate aziende con certe caratteristiche, il mercato le accetta e le premia anche - afferma D'Antonio - Per quanto riguarda la pipeline, lottiamo ogni giorno affinché le aziende italiane si avvicinino al mercato dei capitali perché per loro è benefico, non solo in termini di raccolta, ma di visibilità, trasparenza, credibilità, processi e crescita imprenditoriale".

Gli Euronext Growth Advisor attivi nel 2022
SocietàNumero di mandati
Integrae SIM 10
EnVent 3
MIT SIM 2
illimity 2
CFO SIM 1
Stifel 1
Banca Finnat 1
Alantra 1
Banca Profilo 1
Mediobanca 1

Lo spettro dei delisting

Accanto alle IPO, un tema molto commentato a Piazza Affari è quello dei delisting, che però per numero, importanza delle società e impatto sull'appetibilità del mercato riguardano molto di più il listino principale che quello delle PMI. Le revoche dalle quotazioni sull'EGM sono comunque in aumento: nei primi undici mesi del 2022 sono state 8 le società uscite dal mercato. Di queste, 5 hanno lasciato il mercato per effetto di un'offerta pubblica di acquisto (OPA) promossa da una società (Sourcesense, Giorgio Fedon, Assiteca, Siti - B&T Group ed Energica Motor Company), 2 sono state revocate per mancanza dei requisiti (Sirio e Vetrya) e una si è delistata su base volontaria (Costamp Group). Si tratta di un aumento rispetto ai 4 delisting totali dello scorso anno (CFT, Elettra Investimenti, AMM, Euro Cosmetics. A novembre è poi arrivata l'annuncio di un'offerta per il delisting su Nice Footwear, quotata da nemmeno un anno, e su Finlogic, società in crescita e che stava portando avanti una intensa crescita per linee esterne.

"I delisting sul listino principale hanno motivazioni diverse rispetto a quelle sull'EGM, e soprattutto i numeri sono molto diversi - fa notare D'Antonio - Il private equity trova terreno fertile quando l'azienda quotata ha i corsi azionari depressi e l'imprenditore di riferimento è deluso per questo, finendo quindi per accettare un'operazione di delisting. Bisogna però sottolineare che sull'EGM è un fenomeno molto ridotto e che, se nel 2023 il mercato comincerà a ripartire, quei pochi casi di delisting non ci saranno più".

La spinta degli incentivi

Il bilancio tra entrate e uscite su Euronext Growth Milan resta comunque positivo, anche per il grande afflusso di società che è stato innescato negli ultimi anni. Questo risultato, oltre che dalla snellezza delle procedure dell'EGM rispetto al mercato regolamentato, è stato raggiunto con il credito d'imposta sulla quotazione, il cosiddetto Bonus IPO.

La misura prevede che le PMI che decidono di quotarsi in un mercato regolamentato o in sistemi multilaterali di negoziazione possano usufruire di un credito d'imposta pari al 50% delle spese di consulenza sostenute, con un limite massimo prefissato. Istituita dalla legge di bilancio 2018, la misura ha avuto una storia travagliata, in quanto per il 2022 è stato ridotta all'importo massimo di 200.000 euro dai precedenti 500.000 mila euro, e negli scorsi mesi ha rischiato di non essere rinnovata per il prossimo anno. Le richieste di AssoNEXT, l'Associazione di categoria delle società quotate sul mercato Euronext Growth Milan, e di altri operatori hanno poi convinto il governo a riproporre la misura, la cui soglia è stata riportata a 500 mila euro.

"Il bonus IPO a 500 mila euro è davvero un game-changer - evidenzia l'AD di Ambromobiliare - I costi per affrontare una quotazione sono alti e quindi quando parli con imprenditore - che magari sta già pensando alla quotazione - avere la leva del bonus IPO è davvero importante. Le semplificazioni che si sono viste quest'anno sono importanti, ma per attrarre aziende il bonus IPO è fondamentale. Per quanta ricchezza crea una quotazione - in termini di raccolta, nuove assunzioni, investimenti, indotto - per lo Stato alla fine non è un esborso, ma un investimento”.

Gli operatori sono concordi nel considerare la misura fondamentale per continuare ad alimentare l'afflusso di PMI sui mercati dei capitali, più che le semplificazioni normative arrivate negli scorsi su più fronti (Borsa Italiana, Consob e Unione europea). La speranza è però che le associazioni di categoria e gli operatori non debbano lottare ogni autunno per far inserire la norma nella Legge di Bilancio, ma che il legislatore inserisca gli incentivi in maniera strutturale.
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