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Mutui, in aumento richieste a tasso variabile con cap

I dati emersi dall'Osservatorio MutuiSupermarket

Economia
Mutui, in aumento richieste a tasso variabile con cap
(Teleborsa) - I tassi in aumento stanno facendo preoccupare gli italiani in quanto le rate, per chi ha già in essere uno mutuo a tasso variabile stanno iniziando ad alzarsi. Questo trend globale al rialzo, spinto dall'inflazione, non è un fattore inatteso, ma è già iniziato qualche mese fa. Preoccupa anche l'annuncio da parte della BCE di un primo rialzo dei tassi a luglio, seguito da uno più consistente a settembre. È quanto mette in evidenza l'Osservatorio MutuiSupermarket.it, il motore di ricerca e comparazione mutui gestito da FairOne.

L'incertezza sulla rata riguarda sia i mutui a tasso fisso sia quelli a tasso variabile. Siamo prossimi alla fine dell'era dei tassi negativi e che la tendenza in salita per i tassi variabili è solamente appena iniziata, mentre per i fissi è già in uno stato più avanzato. Ad esempio, il tasso fisso, ancorato all'indice IRS, è gradualmente salito in pochi mesi. È in risalita anche l'Euribor, a cui è legato il tasso variabile. Per ora tiene, ma le previsioni sono che torni in territorio positivo già il prossimo mese.

Anche le Agevolazioni per i giovani con garanzia consap, che dovevano portare nuova linfa vitale al settore, sono state limitate nella propria efficacia dall’aumento dei tassi che ha portato tutte le banche a sospendere l’offerta di mutui a tasso fisso con garanzia consap in quanto – evidenzia il report – gli Istituti di credito hanno scelto di evitare di erogare mutui a tasso fisso a margini nulli o in perdita, eliminando del tutto questo tipo di offerta.

Nel mese di giugno Intesa Sanpaolo ha sospeso l'offerta a dei mutui consap a tasso fisso e ha aumentato i tassi fissi fino a 35 punti base; Banca Popolare Pugliese ha sospeso l'offerta dei mutui consap a tasso fisso; Banca Sella ha ridotto gli spread sui tassi fissi da 15 a 25 punti base; Credem ha aumentato gli spread dei mutui a tasso variabile da 10 a 20 punti base; Banco di Sardegna ha aumentato i tassi fissi da 20 a 50 punti base e ha aumentato gli spread dei tassi variabili fino a 19 punti base; BPER Banca ha aumentato i tassi fissi da 22 a 40 punti base; BNL ha aumentato i tassi fissi da 10 a 30 punti base e ha aumentato gli spread da 5 a 15 punti base.

In tale scenario l'Osservatorio rileva, a giugno, un forte aumento della quota di mutui a tasso variabile e variabile con cap.

Il variabile con cap – evidenzia l'indagine – è stato spinto dalla nuova offerta di mutui di Intesa Sanpaolo che prevede un cap massimo del 2,60% per i mutui con LTV fino all'80% di fatto paragonabile se non inferiore al corrispondente tasso fisso offerto dalla stessa banca. In generale, per valutare i variabili con cap non bisogna guardare solo al TAEG, è importante – spiega MutuiSupermarket – tenere conto della soglia cap prevista dal prodotto: infatti tanto più bassa è la soglia cap e tanto maggiore sarà la protezione offerta dal prodotto dai futuri aumenti dei tassi, garantendo un maggiore risparmio.

Analisi degli indici di riferimento – La media delle rilevazioni mensili dell’indice di riferimento per i mutui a tasso fisso IRS a 20 anni nel mese di giugno 2022 registra un aumento dello 0,29% attestandosi a 2,13%. Il Minimo negli ultimi dodici mesi è stato registrato a dicembre 2020: 0,01%. L'analogo indice per i mutui a tasso variabile nel mese di giugno 2022 registra una media di -0,31% in aumento dello 0.08%. Il Minimo è stato registrato a dicembre 2021: -0,58%.

Analisi della domanda sul Canale Online – A livello nazionale la finalità acquisto conferma anche a giugno di aver pienamente battuto la surroga raggiungendo l'86% del totale complessivo delle domande. Il tasso più richiesto è ancora il fisso al 60%, ma il variabile è in crescita al 26%; il variabile con cap si attesta al 12%. Generalmente la durata supera i 25 anni (48%). In riferimento all'importo, quello maggiormente richiesto va dai 100 ai 150 mila euro (36%). Per quanto riguarda la fascia d'età, vince quella compresa fra i 26 e i 35 anni, includendo anche quella sotto i 25 anni (50%). La classe di reddito predominante va dai 1.500 ai 2 mila euro (30%).
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