(Teleborsa) - L’
Ocse ha rivisto al ribasso le previsioni di
crescita economica dell’Italia. Le stime per il 2022 indicano un +2,5%, mentre per il 2023 si prevede un ulteriore rallentamento a +1,2% nel 2023. “Le persistenti pressioni inflazionistiche legate alla guerra e l'incertezza frenano i consumi delle famiglie, rallentando la ripresa dei servizi. Nuovi incentivi per il settore privato e il Piano nazionale per la ripresa e la resilienza attenueranno parte dell'impatto negativo delle interruzioni dell'approvvigionamento e dell'incertezza sugli investimenti”, si legge nel capitolo dell’
Economic Outlook dedicato al Paese.
"Con il
gas che rappresenta il 42% del consumo totale di energia – segnala l'Ocse –, i principali rischi per le prospettive sono i prezzi e le forniture dell'
energia. Anche rendimenti obbligazionari nettamente più elevati potrebbero ridurre la crescita".
Per quel che riguarda l'
inflazione, il report segnala che quella complessiva è salita al 7,3% a maggio, trainata dall'aumento dei prezzi dell'energia e dei
generi alimentari. L'inflazione core ha raggiunto il 3,4%, riflettendo le pressioni sui costi di produzione e la normalizzazione dei
prezzi nei servizi dopo la stagnazione legata al COVID. "Sebbene le aspettative di inflazione continuino a crescere, l'
inflazione salariale è attualmente contenuta. Il settore dei servizi ha contribuito sempre più alla creazione di posti di lavoro. La fiducia è fortemente diminuita all'inizio della guerra, ma si è stabilizzata ad aprile. Le imprese continuano ad avere posizioni di cassa comode, anche grazie alle garanzie statali passate e in corso", spiega il documento.
Positivo il giudizio dell'Ocse sulle
politiche messe in campo dal governo ma sottolinea che l'azione di riforma promossa dovrà essere mantenuta: "l'attuazione di ulteriori
riforme invierà un segnale importante e sosterrà la fiducia e la crescita". "Al rialzo, l'
impatto fiscale delle riforme fiscali potrebbe avere un effetto maggiore, consentendo a salari, occupazione e fiducia delle famiglie di riprendersi più rapidamente del previsto", prosegue.
"Per mitigare gli effetti di un prolungato conflitto in
Ucraina – consigliano i redattori del report –, la politica dovrebbe mirare sempre più all'assistenza temporanea ai più vulnerabili, piuttosto che alla riduzione dei prezzi dell'energia. Scollegare questo sostegno dal futuro
consumo di energia e eliminare gradualmente i sussidi dannosi per l'ambiente accelera la
transizione verde. La sicurezza energetica sarebbe rafforzata sostenendo gli investimenti nell'efficienza energetica e nella fornitura di
energia rinnovabile; i contratti a lungo termine sui prezzi dell'energia possono aiutare a gestire i costi fiscali fornendo al contempo certezza agli investitori".
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