(Teleborsa) -
L’Opec+, la formazione allargata del cartello dei paesi produttori di petrolio, che include anche la Russia,
ha finalmente accelerato il ritmo di aumento della produzione di greggio, abbandonando l'incremento minimale di 400mila barili ed annunciando un aumento del 50% delle produzione o di
648mila barili al giorno per i mesi di luglio e agosto.
Una decisione che risponde alle continue
sollecitazioni degli Stati Uniti, che hanno subito plaudito la decisione,
e della Gran Bretagna. Entrambi chiedevano da mesi all'Opec di
rimpiazzare la produzione russa, tanto più che la decisione di aumentare l'output, si incrocia con l
'arrivo del sesto pacchetto di sanzioni UE a Mosca e con l'embargo graduale al greggio russo.
La Casa Bianca ha anche annunciato che il
Presidente Biden è disposto a visitare l'Arabia Saudita, un chiaro segno di
disgelo nelle relazioni con il principe ereditario saudita
Mohammed bin Salman, anche se non è chiaro se e quanto il Paese membro dellì'Opec sarà disposto a concedere agli USA.
L’Arabia Saudita, anche in qualità di Presidenza di turno dell'Opec, ha comunque fatto sapere di essere
pronta ad aumentare la produzione per compensare la produzione russa. Una decisione politica importantissima per il Paese, che si era sinora opposto ad aumenti del tetto produttivo. Fra i paesi che hanno ancora una
capacità residua da poter impiegare subito vi sono
solo gli Emirati Arabi e l’Iraq, mentre sembra che non vi sia altra capacità in eccesso in seno al cartello, anzi alcuni membri starebbero faticando anche ad allinearsi al mini taglio deciso per maggio.
Nonostante la decisione dell'Operc+ di aumentare la produzione, il
prezzo petrolio non accenna a diminuire, se noon in via del tutto temporanea e, dopo esser sceso ieri sino a 113 dollari al barile, mostra stamattina un
decremento dello 0,43% a 116,35 dollari al barile. Una reazione anche alla notizia di un
calo delle scorte di greggio USA di 5,1 milioni di barili, ben più delle aspettative del mercato.