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L'Ecopillola di Andrea Ferretti: stop al petrolio russo?

Finanza
L'Ecopillola di Andrea Ferretti: stop al petrolio russo?
(Teleborsa) - L'ultimo pacchetto di sanzioni che la UE sta mettendo a punto danneggia la Russia quanto l'Europa, che su tema dell'embargo al petrolio si è divisa. E' quanto sottolinea l'Ecopillola di Andrea Ferretti, economista e docente del Master in Scienze economiche e bancarie alla Luiss Guido Carli, provando a chiarire l'impatto del nuovo pacchetto di sanzioni imposto dalla UE.

Le sanzioni - La Commissione europea si appresta a varare il sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia ed è un pacchetto duro, perché oltre a prevedere nuove sanzioni a carico di oligarchi, prevede la cacciata della prima banca russa, la Sberbank, dal sistema internazionale di pagamenti SWIFT.


L'embargo sul petrolio - Il punto fondamentale è che questo sesto pacchetto contiene anche un embargo all'import di petrolio russo da parte dell'Europa. In altre parole, dopo l'embargo all'import di petrolio russo da parte degli Stati Uniti, che però importano solamente l'8% del loro fabbisogno di petrolio, anche l'Europa si appresta a svincolarsi dall'import di petrolio sovietico entro sei mesi. E qui il gioco si fa duro per un paio di motivi: la Russia è il terzo produttore al mondo di petrolio e gli introiti da petrolio costruiscono la principale fonte finanziaria russa, circa il 36% del PIL, quindi l'export di petrolio è un nervo scoperto per l'economia russa; l'import di petrolio è un nervo scoperto anche per l'Europa, che importa circa il 26% del suo fabbisogno di petrolio dalla Russia. L'Italia ne importa circa l'11% e la Germania fino a poco tempo fa importava il 35% del suo fabbisogno di petrolio dalla Russia, in questi mesi drasticamente ridotto al 12%.

Le divisioni in UE - Purtroppo per varare questo sesto pacchetto serve l'unanimità di tutti i Paesi ed alcuni Stati europei sono insorti contro questo sesto pacchetto, ad esempio Orban col suo solito tatto ha subito detto che il sesto pacchetto equivale a una bomba atomica sganciata sull'economia ungherese ed ha minacciato di porre il veto. Effettivamente, l'Ungheria dipende per oltre il 50% dal petrolio sovietico e, non avendo sbocco sul mare, riuscirebbe con difficoltà a sostituire il petrolio russo con altro petrolio proveniente via mare da altre nazioni. Verosimilmente, la soluzione passerà dalla concessione a questi paesi, compresa la Slovacchia, di si un periodo più lungo di due o tre anni per svincolarsi dalla morsa del petrolio russo. Anche la Grecia è insorta ma per altri motivi, in quanto il nuovo pacchetto prevede sanzioni anche a carico del trasporto di petrolio russo e, ovviamente, questo va a danneggiare gli armatori greci, che al momento stanno allegramente trasportando il petrolio russo dai giacimenti sovietici ai porti di mezzo mondo.
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