(Teleborsa) -
L'ambiziosa agenda di
riforme dell'Italia
non ha un impatto immediato sul rating del Paese. Lo scrive
S&P nel suo ultimo report. "Il nuovo Governo di unità nazionale, guidato dall'ex presidente della BCE
Mario Draghi, ha detto che si focalizzerà sulla risposta alla pandemia e sul sostegno alla ripresa economica - scrive l'agenzia di rating rilevando che il Governo inizierà anche a elaborare un piano strategico per investire la quota di circa 200 miliardi del
Next Generation Eu. Le
aspettative che il nuovo esecutivo possa riformare l'economia, il sistema fiscale e giudiziario dell'Italia
sono alte. Questi sviluppi non hanno un impatto immediato
sul nostro giudizio del merito di credito (BBB/A-2, con outlook stabile).
Poichè le elezioni devono aver luogo
entro giugno 2023, il Governo Draghi "ha solo
due anni per raggiungere i suoi obiettivi", si legge nel report che osserva anche come "le sfide strutturali a lungo termine dell'Italia comprendono l'invecchiamento della popolazione, un mercato del lavoro e dei prodotti altamente regolamentato, le grandi diseguaglianze economiche ed educative tra
Nord e Sud e la scarsa capacità di attrarre investimenti dal resto del mondo". Il nuovo Governo - si legge nel report - dovrà inoltre monitorare da vicino lo stato di salute del settore finanziario, data la sua bassa redditività e l'elevata esposizione alle piccole e medie imprese, duramente colpite dalla pandemia. Dallo scorso anno, ricorda S&P, il Governo italiano ha accettato di rilasciare garanzie fino al 25% del
PIL a sostegno della
liquidità per famiglie e imprese. Se si richiamassero queste garanzie, "il
debito pubblico aumenterebbe oltre le nostre attuali aspettative".S&P prevede un rimbalzo economico in Italia del
5,3% nel 2021, ipotizzando che la situazione sanitaria si normalizzi e che lo stimolo fiscale e monetario rimanga in atto. Nel 2020, il PIL si è contratto dell'8,8% poichè le restrizioni Covid hanno pesato sui consumi privati e sugli investimenti. Eppure, sottolinea S&P,
"l'Italia è probabilmente ancora in una posizione leggermente migliore rispetto ad alcuni suoi vicini, grazie al
settore manifatturiero, che è stato meno colpito del settore dei servizi dal secondo lockdown. Se l'Italia, destinata a essere il maggior beneficiario del
Next Generation Eu, utilizzasse efficacemente la sua quota del fondo, ciò potrebbe
stimolare gli
investimenti pubblici, che sono stati inferiori di circa il
30% rispetto a prima dell'ultima crisi finanziaria".