(Teleborsa) -
Nuove tariffe, investimenti, risarcimenti e modifica delle clausole della concessione:
ASPI ha accettato tutte le condizioni imposte dal Governo per la sigla dell'atto transattivo relativo alla Concessione. La
revoca sarebbe un
"provvedimento ingiustificato e un grave danno per il Paese". Lo ha affermato l'Ad di Autostrade,
Roberto Tomasi, in un colloquio con Dimito de Il Messaggero, sottolineando che è possibile
chiudere il contenzioso se il governo è disposto a
depennare l'articolo 10 dell'atto transattivo, che subordina la chiusura del procedimento di revoca alla
vendita di ASPI a CDP.
"I toni esasperati di quest giorni non aiutano di certo a chiudere questa vicenda", ha affermato il numero uno della concessionaria autostradale, aggiungendo che "non si riesce a comprendere come si possa confondere il ruolo e le potenzialità di ASPI con il suo assetto azionario".
Ricordando che la controllante
Atlantia ha avviato la
procedura di dual track, Tomasi ha detto che "dovrebbe essere
interesse di tutte le parti individuare senza forzature un
processo trasparente e basato su
procedure di mercato".
Dal santo suo - ha ricordato il manager -
Autostrade ha messo sul piatto
una serie di concessioni: oltre 21 miliardi fra investimenti e manutenzioni, 3,4 miliardi di compensazioni e le nuove regole tariffarie dell'ART, proprio nell'anno in cui il
Covid avrà "durissimi impatti" sul traffico stimati in circa 1 miliardo. In più, ASPI ha avviato un importante piano di
trasformazione aziendale ed accettato altre condizioni, quali la
modifica della convenzione in aderenza con l'articolo 35 del Milleproroghe, il
passaggio di controllo azionario e la rinuncia a tutti i contenzioni.
Tomasi ha ammesso che nell'ultimo anno sono stati raggiunti "risultati importanti anche nell'interesse pubblico", ma la
revoca provocherebbe
conseguenze "disastrose" per tutti gli stakeholder - dipendenti, creditori, investitori fornitori - e per l'intero Paese. L'Ad di ASPI cita poi il
"grave danno" in termini economici e finanziari, la
distruzione di valore industriale ed anche la
perdita reputazionale dell'Italia.
Proprio in considerazione di questo,
Autostrade ha tentato un
"ultimo sforzo" con la lettera inviata ai tre capi di gabinetto di Palazzo Chigi, MEF e MIT, con cui si rende "
subito disponibile a sottoscrivere l'accordo transattivo che non può che riguardare esclusivamente il rapporto tra concedente e concessionario".