(Teleborsa) -
Quotazioni del petrolio a picco ai minimi dal 1999: un barile di greggio nordamericano vale appena 15 dollari. Il greggio continua così a risentire dello
scenario pesantemente negativo che caratterizza il mercato, prima ancora che iniziasse la crisi da coronavirus, poi acuitosi con la pandemia che ha colpito l'economia mondiale.
Un panorama contraddistinto da un e
ccesso di offerta, da una
domanda in persistente calo e dall'accumularsi di
scorte invendute, perlopiù in USA, presso il principale porto d'imbarco di Chushing (Oklahoma), dove gli impianti di stoccaggio son pericolosamente vicini al massimo della capacità.
Sui mercati questa mattina, la qualità di petrolio
Light crude, nordamericana, scambia a
15,18 dollari al barile in ribasso del 17%, dopo aver toccato un minimo di 14,47 USD, mentre il
Brent all'IPE di Londra tratta a
27,51 USD/b, in calo del 2% circa.
La
domanda di petrolio continua a scendere, prima colpita dalle difficoltà economiche della
Cina e dalla
guerra dei dazi fra Washington e Pechino, poi travolta dai
lockdown scattati un po' ovunque nel mondo a causa della pandemia di Covid-19. Blocchi che hanno colpito i
consumi di energia sia del settore
industriale sia in quello dei
trasporti, in particolare quello
aereo che è oil intensive.
Per contro, i
tagli produttivi recentemente annunciati dal G20 energia potrebbero essere
insufficienti o arrivare troppo tardi: innanzi tutto la riduzione volontaria dell'output
in USA e Canada è molto difficile da attuare, perché non potrebbe essere imposta come avviene nei Paesi dove vige la dittatura; in più, i tagli annunciati dall'
Opec Plus (9,7 milioni di barili) rischiano di arrivare con un certo ritardo, essendo
efficaci a partire dal 1° maggio.
Così, le
scorte continuano ad accumularsi: presso il principale punto di smistamento americano di
Cushing, in Oklahoma, le raffinerie hanno raggiunto il
57% della massima capacità e si avvicinano al punto di non stoccaggio. Una situazione che sta allarmando particolarmente il mercato petrolifero.