(Teleborsa) - Le
diverse modifiche normative "sopravvenute" sullo scudo penale per l'ex Ilva di Taranto hanno portato a una "
tale evoluzione" del quadro delle disposizioni che "non può spettare che al
giudice rimettente valutare in concreto" la loro incidenza "
sia in ordine alla rilevanza, sia in riferimento alla non manifesta infondatezza delle questioni di legittimità costituzionale sollevate".
Così la Corte Costituzionale ha motivato la decisione del 9 ottobre scorso di
restituire gli atti al gip di Taranto. Il riferimento è alle modifiche delle
norme del 2015, più volte cambiate, che hanno consentito allo stabilimento Ilva di continuare la produzione e hanno
esonerato da responsabilità penale i soggetti "che hanno
dato e danno attuazione al piano di risanamento, in quanto
non rispettose di vari principi costituzionali, tra cui, anzitutto, quelli relativi alla tutela della salute e dell'ambiente".
La Consulta rimandò gli atti al gip, il quale, considerato che nel frattempo
il legislatore è intervenuto due volte (dl n. 34 del 2019 e successivamente dl n.101 del 2019, in corso di conversione in legge),
dovrà valutare "se permangono la rilevanza delle questioni e i dubbi di legittimità costituzionale".
"L'evoluzione del quadro normativo - chiarisce la Consulta - non può spettare che al giudice rimettente valutare in concreto l'incidenza delle sopravvenute modifiche legislative sia in ordine alla rilevanza, sia in riferimento alla non manifesta infondatezza delle questioni di legittimità costituzionale sollevate".