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Brexit 2 giorni dopo: ora l'Europa ha fretta di divorzio. E' momento di Festival delle più nere previsioni

Spunta anche una petizione, senza speranze di successo, per un nuovo referendum che in breve ha raccolto 2 milioni di adesioni

Economia, Politica
Brexit 2 giorni dopo: ora l'Europa ha fretta di divorzio. E' momento di Festival delle più nere previsioni
(Teleborsa) - Lo choc del voto degli inglese sulla Brexit mette fretta all'Europa. La linea comune è "far presto", accelerare al massimo i tempi di uscita del Regno Unito dall'Unione Europea. E al tempo stesso studiare con rapidità meccanismi che permettano, a chi vuole, di mettere a punto i tasselli necessari a favorire il processo di integrazione. Per non concedere tempo ad altri Paesi tentennanti di seguire l'esempio dei sudditi di "Sua Maestà Elisabetta II°". E dall'Inghilterra c'è chi chiede subito, provocatoriamente sapendo di non poterla spuntare, un nuovo Referendum, con una petizione che ha già raccolto 2 milioni di firme.

Intanto le dimissioni del Premier inglese Cameron, gli strali del presidente della Commissione europea Jaran-Claude Juncker che tuona "non sarà un divorzio consensiente"; summit convocati d'urgenza che si rincorrono, come quello di lunedì 27 a Berlino tra Renzi-Merkel-Hollande, ma intanto il Premier italiano ha già raggiunto a Parigi il presidente francese; le funeste previsioni sul trasporto aereo per le compagnie low cost Ryanair ed Easy Jet, nonché per la stessa major British Airways che non avrà più le facilitazioni di cui gode nel transitare su cieli e aeroporti europei, con lo spauracchio, non si sa tuttavia quanto reale o meno, di difficoltà pure nei voli per gli Stati Uniti. Il crollo di Borse, Sterlina e Petrolio, e la crisi dei mercati. La corsa all'oro.

E chi più ne ha più ne mette. Come se tutto ciò avesse il potere di far dire agli inglesi come annunciarono gli astrunauti dell'Apollo: "Houston, abbiamo un problema" e subito fosse possibile far tornare tutto come prima. Insomma un gigantesco Festival delle previsioni più funeste, come se Harry Houdini, Otelma, Silvan e colleghi fossero riuniti a congresso per stabilire chi la spara più grossa.

Un venerdì nero trascorso con angoscia e trepidazione da leader e leaderini europei, ma anche da capi di stato e di governi al di fuori dell'Unione. Un intreccio di telefonate, mini video conferenze, scambio di brevi messaggi e opinioni su twit e whatsapp. Insomma utilizzando tutte le tecnologie. E dire che molti "capi" già si erano assopiti in sonni tranquilli quando nel cuore della notte aveva cominciato a profilarsi sempre più certa la vittoria dei Leave. Esclusa dai primi exit pol, risultati poi frallocchi, che avevano fatto esultare lo stesso Premier Cameron e mostrare un rassegnato Farangue. Per esser svegliati di soprassalto dai rispettivi collaboratori con la ferale notizia.

Poi incontri, riunioni, con i Ministri degli Esteri insieme a Bruxelles a mezzogiorno. Riunioni e incontri che non sono certo terminate e che anzi, ovviamente si intensicano. La volontà dell'Europa è quella di mostrarsi forte con gli Inglesi. Se divorzio deve esserci, che lo sia rapido e veloce. E non se ne parli più. Ma molto facile a dirsi, estremamente complicato a farsi. E già c'è chi, come la Polonia, che chiede un nuovo trattato. E il lancio di una petizione per un nuovo Referendum degli Inglesi presentata in Gran Bretagna dai supporter del Remain, tanto provocatoria quanto senza speranze di successo, che in 48 ore ha raccolto oltre 2 milioni di adesioni.




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