(Teleborsa) - Nel primo trimestre dell'anno sono stati
venduti 25 milioni di voucher, con una crescita del 2,8% rispetto al 2015. Lo rivela uno studio della UIL, che denuncia il
"vertiginoso aumento" di questo strumento negli ultimi otto anni: dai circa 500 mila buoni venduti nel 2008 si passa a oltre
115 milioni nel 2015.
Da segnalare poi il consistente aumento del
gap fra voucher venduti (277 milioni)
e voucher riscossi (238 milioni), che secondo il sindacato è sintomo di una maggior cautela dei datori di lavoro nei confronti di uno strumento che è finito sotto la lente d'ingrandimento.
"La denuncia di un
rischio di abuso e uso distorto dello strumento ha prodotto un'attenzione da parte del Governo e della politica a prendere atto dell'esistenza di una questione voucher", ha sottolineato il segretario confederale
Guglielmo Loy, parlando di un effetto freno dei possibili controlli.
Secondo un rapporto INPS,
usufruiscono dei voucher almeno 1,4 milioni di persone, più del doppio rispetto a due anni fa. Concepito per rendere più flessibile il lavoro stagionale o per far emergere il nero, questo strumento è stato usato in realtà in modo un po' distorto.
Loy torna sull'argomento, chiedendosi se il voucher abbia effettivamente favorito l'emersione o se, invece, abbia prodotto un peggioramento normativo, salariale e contributivo delle condizioni di lavoro. I dati INPS segnalano che il lavoro accessorio è
usato in prevalenza nei settori del commercio, turismo e servizi, dove ha un'incidenza del 43,6%.
Quel che è certo - sottolinea il sindacalista - è che
il voucher ha rottamato il contratto a tempo determinato che presenta certamente costi accessori più elevati (13esima e 14esima mensilità, TFR, ferie, malattia, maternità, contribuzione, disoccupazione, tasse ecc.).