(Teleborsa) - La situazione in Cina resta complicata, posto che la frenata dell'economia è da attribuire essenzialmente alla
stagnazione del settore manifatturiero, mentre resta
su di giri il settore terziario, che contribuisce a compensare la crisi dell'industria.
Il 2016 si è aperto con un
nuovo boom dei servizi, con l’attività di business che è aumentata al tasso più veloce in sei mesi. A
gennaio, il relativo
Purchasing Managers Index (PMI) elaborato da
Caixin Media e
Markit è
salito a 52,4 punti rispetto ai 50,2 punti del mese precedente, risultando
al di sopra delle attese degli analisti che erano per un tasso stabile e 50,5 punti.
Questo andamento divergente risponde anche ad una serie di
profonde riforme messe a punto dal governo di Pechino - minori controlli e burocrazia per i nuovi operatori di servizi - che hanno spinto il terziario, proprio mentre l'attività industriale era impantanata in una crisi epocale.
Il dato conferma però anche le
difficoltà della Cina di risvegliare il settore industriale, con le generosissime misure di stimololanciate nei mesi scorsi.
Resta poi il problema dei
mercati azionari, che sono ancora caratterizzati da un'
estrema volatilità. La decisione della banca centrale di
ridurre le tasse sulla prima casa dal 25% al 20% ha la potenzialità di stimolare una
nuova fiammata del mercato immobiliare e dei prezzi delle abitazioni, a scapito degli investimenti sui mercati finanziari, dove
la fuga di capitali è ormai un dato di fatto.