(Teleborsa) - L'Italia tira un sospiro di sollievo:
c'è l'accordo con l'UE sulla soluzione delle sofferenze bancarie, il cui valore si aggira attorno ai 200 miliardi di euro.
L'intesa fra il governo italiano e la Commissione europea è stata raggiunta ieri sera, al termine della
riunione fiume fra il ministro dell'Economia
Pier Carlo Padoan e il Commissario europeo alla concorrenza
Margrethe Vestager, sulle modalità da adottare per alleggerire i bilanci delle banche dai crediti deteriorati (NPL - non performing loans).
Come previsto,
non ci sarà la creazione di una bad bank vera e propria, quanto piuttosto una
cartolarizzazione dei crediti deteriorati con garanzie statali. Nell'annunciare l'accordo, il Ministro dell'economia ha sottolineato che "è uno strumento che completa la scatola degli attrezzi per gestire i crediti in sofferenza".
Anche la Vestager si è mostrata soddisfatta per l'intesa raggiunta, che ha definito un
"passo importante per sostenere le banche nella gestione dei loro crediti in sofferenza". Secondo la commissaria questo sistema "dovrebbe migliorare ulteriormente la capacità delle banche di finanziare con i loro prestiti l'economia reale e di stimolare la crescita economica".
Anticipando i punti salienti del sistema, Padoan ha detto che "si prevede un
meccanismo di incentivazione per accelerare l'assorbimento da parte del mercato dei crediti in difficoltà", mentre la Vestager ha spiegato che
"le garanzie saranno fornite a prezzi di mercato, in modo che non costituiscano un aiuto di Stato".
Il meccanismo delle
garanzie statali a costi crescenti crescenti, a quanto si è capito, dovrebbe favorire lo sviluppo di un
mercato dei crediti deteriorati e la compravendita degli stessi. Un meccanismo tipicamente di mercato determinerà quindi il prezzo delle garanzie statali e, a cascata, dei crediti deteriorati.
Il nocciolo del negoziato Italia-UE si è sviluppato proprio attorno alla determinazione del costo delle garanzie statali, onde evitare che un prezzo troppo basso potesse configurare un aiuto di Stato, ma evitando che un prezzo troppo alto e vicino al valore di mercato potesse scoraggiare la compravendita dei crediti in sofferenza e determinare perdite più elevate per le banche.